Aljicaa Hrustic, 25 anni, prima di uccidere il figlio Ronald, si mostrava al mondo come un pozzo di contraddizioni. Da una parte l’uomo sposato e padre di 5 figli, che su Facebook pubblicava le foto con i suoi pargoli e gli dedicava pensieri d’amore.
Dall’altra, c’era un uomo fatalmente affascinato dai vestiti griffati, dai soldi e dalla pura apparenza. Sui suoi social appaiono numerose foto di lui che appaia borse di marca e pistole, tatuaggi e bustine con quella che sembra marjuana. Vicino alle immagini che glorificavano Totò Riina c’era i suoi figli, o le immagini del Corano.

La fuga dopo le percosse
La notte dell’omicidio, per sua stessa ammissione, Hrustic era sotto l’effetto di hashish. Subito dopo le violente percosse al figlio è fuggito con due delle sue figlie lasciando la moglie, Silvja Z. incinta. La famiglia vivrebbe in un appartamento in via Ricciarelli, a San Siro: una casa popolare che avrebbero occupato abusivamente.
La fuga dell’uomo è durata poche ore: ha trovato ospitalità in una casa del quartiere Giambellino. I residenti nell’appartamento-covo della fuga non sembrerebbero coinvolti nel caso. Quando è stato catturato non ha opposto resistenza e non era armato. ha immediatamente confessato di aver picchiato il figlio, ed ora è accusato di omicidio volontario aggravato.
Non è nuovo alla violenza
A quanto hanno raccontato alcuni parenti, Hrustic era un violento recidivo. Il prozio dell’uomo, Bardo Secic, ha infatti raccontato all’Ansa di essere stato anche vittima della sua violenza: “Si merita l’ergastolo. È un tipo irascibile e violento, la mia famiglia non gli parla da due anni, da quando mi ha aggredito senza motivo colpendomi alla testa con la fibbia della cintura. Ho ancora la cicatrice”.
Non è ancora chiaro se e in che modo la moglie Silvja abbia avuto un ruolo nella morte del figlio. La sua posizione è al vaglio degli inquirenti, che stanno cercando di capire se la donna avrebbe potuto evitare le violenze sul piccolo o meno.