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I compagni non possono pagare la mensa scolastica, bimbo di 9 anni usa la sua paghetta

Pubblicato: 11/06/2019 15:53

Un bimbo di 9 anni si è reso protagonista di una storia di autentica generosità a scuola, dove spesso, invece, si annida il cancro del bullismo. La sua è una vicenda che ha emozionato il mondo e ritaglia una dimensione magica in una società sempre meno inclusiva e solidale. Ha deciso di non pensare soltanto a se stesso e ha messo da parte la sua paghetta, fino a ottenere la somma necessaria a saldare i debiti dei compagni più poveri con la mensa scolastica.

Usa i risparmi per pagare la mensa ai compagni

In una scuola californiana, la West Park Elementary School, c’è una storia che vale la pena fermarsi ad ascoltare. Protagonista è un bimbo di 9 anni, allievo della terza elementare, che ha deciso di non voltare le spalle ai compagni in difficoltà.

Si sentiva più fortunato di loro, perché la mamma gli aveva spiegato che le famiglie dei suoi amici non avevano soldi a sufficienza per coprire i costi della mensa scolastica. Per questo, spinto da un autentico moto di solidarietà, ha scelto di fare qualcosa.

La vicenda è stata raccontata da AbcNews ed è rimbalzata sulle cronache internazionali, dove Ryan Kirkpatrick è stato indicato come un piccolo eroe. “Pago io“, avrebbe detto ai genitori per spiegare le sue reali intenzioni davanti al problema.

Il gesto che ha commosso il mondo

Nell’istituto che frequenta, in California, un pasto alla mensa scolastica può costare fino a 3.25 dollari al giorno. È una cifra che non tutti possono permettersi, e molte famiglie avrebbero accumulato debiti proprio per questo.

La mamma del piccolo benefattore, Kylie Kirkpatrick, ha rivelato che il figlio ha deciso di mettere da parte la paghetta fino ad arrivare alla somma utile a saldare il conto dei compagni.

Il bimbo ha versato i soldi alla scuola in forma anonima ma il suo straordinario gesto di bontà è venuto a galla, occupando pagine di giornale e spazi televisivi.

L’emittente americana AbcNews lo ha intervistato, raccogliendo una bellissima risposta sul motivo che l’ha spinto ad aiutare gli amici: “Volevo che fossero contenti perché qualcuno si preoccupa di loro“.