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Torvaianica, mistero sui cadaveri carbonizzati: l’alibi di ferro del marito

Pubblicato: 16/06/2019 09:34

Il giallo dei due cadaveri trovati carbonizzati a Torvaianica continua, nonostante le indagini serrate dei Carabinieri del Nucleo investigativo di Frascati. Per il momento non c’è assoluta certezza nemmeno sull’identità dei corpi, probabilmente appartenenti a Maria Corazza e Domenico Raco. L’autopsia che si svolgerà lunedì a Tor Vergata potrà fornire chiarimenti anche sulla causa della morte, per cui ad ora non si esclude alcuna pista. Mentre inizialmente l’ipotesi del delitto passionale sembrava la più probabile agli inquirenti, quanto emerso finora non ha fatto altro che aumentare i dubbi. Si pensa anche alla possibilità che si sia trattato di un omicidio-suicido o addirittura che una terza persona fosse presente sul luogo del delitto.

Delitto di Torvaianica: l’alibi del marito della vittima

Sembra più sicura la posizione di Maurizio Di Natale, 55 anni, marito di Maria Corazza, scomparsa venerdì mattina e probabilmente trovata cadavere sui sedili posteriori della Ford Fiesta data alle fiamme. L’uomo ha dichiarato di aver incontrato almeno 3 persone quella mattina, dopo essersi separato dalla moglie con cui ha accompagnato la figlia 14enne a sostenere gli esami di terza media.

Dopo una colazione insieme ad un conoscente, si sarebbe diretto a Frosinone dove aveva un appuntamento con una carrozzeria per vendere vernici per auto. Proprio il suo lavoro lo costringe spesso a viaggiare, uno dei motivi per cui Di Natale sarebbe stato visto meno frequentemente nell’appartamento dove vivevano moglie e figlia. La sua versione è stata confermata da diversi colleghi, cosicché il 55enne può contare su un solido alibi. Di Natale ha dichiarato di amare Corazza e che non le avrebbe fatto mai del male durante gli interrogatori. Al momento non ci sono misure cautelari nei suoi confronti né gli investigatori hanno trovato elementi che lo collegherebbero alla scena del crimine.

Le altre ipotesi al vaglio: la pista dell’omicidio-suicidio

La Procura di Velletri che coordina le indagini non sta escludendo alcuna pista in merito a quanto accaduto, nemmeno quella dell’omicidio-suicidio. La ricostruzione del luogo del delitto vede il cadavere dell’elettricista calabrese sul sedile anteriore, mentre la donna sarebbe stata su quello posteriore. La portiera del guidatore dell’auto lasciata aperta fa supporre anche la presenza di una terza persona, che a questo punto potrebbe essere il killer. Maria Corazza, altro dettaglio, avrebbe mandato un messaggio su una chat di gruppo la mattina poco prima di morire, un fatto che conferma come la morte delle due vittime sia avvenuta in una finestra temporale ristretta.

La donna e l’amico di famiglia si sarebbero incontrati verso le 8:20 di mattina, poco prima della morte. I Carabinieri stanno interrogando i conoscenti e familiari delle vittime ed analizzando le chat in cui erano coinvolti Corazza e Raco nella speranza che emergano elementi utili alle indagini e per chiarire se tra i due ci fosse una relazione. Non si esclude nemmeno che la donna avesse rifiutato Raco e che questo abbia scatenato la gelosia dell’uomo. Altra ipotesi, la meno probabile dato che entrambe le vittime sono incensurate, è legata alla criminalità organizzata del litorale romano. Un mistero intricato che solo l’autopsia aiuterà a chiarire.