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Ilaria, che sfugge dalla violenza dell’ex e vive nella paura: “È tutto assurdo”

Pubblicato: 17/06/2019 13:01

Ilaria non può usare il suo vero nome, né può dire dove abita: ha paura che il suo ex compagno la trovi e che aggredisca lei e i suoi figli, come ha fatto per anni. 

La vita di questa donna, 42enne madre di due figli di 8 e 6 anni, è tuttora un incubo: ha denunciato le violenze che lei e i suoi bambini hanno subito per lungo tempo e che hanno fatto vivere tutti e 3 in un terrore senza fine. Non è bastato neanche denunciare l’uomo con cui viveva, e che li vessava fisicamente e insultava ogni giorno: lui ha continuato a cercarli ed ora la donna teme un suo ritorno. Ha comunque deciso di raccontare, non senza paura, la sua storia a Tg Com, che ha riportato il disagio vissuto da una vittima di violenze e stalking.

Insulti e botte a lei e ai figli

Ilaria racconta la sua storia con paura e poche speranze: vuole però far sapere in che assurdo incubo si trovino le persone che denunciano un compagno stalker. Il suo ex lei lo conosceva da 20 anni, ma solo da 9 aveva una relazione con lui. poco dopo l’inizio della loro storia, lui aveva cominciato ad essere verbalmente aggressivo, mentre lei era incinta del loro primogenito. Insulti, vessazioni psicologiche, umiliazioni: erano molteplici le violenze a cui sottoponeva la donna, che veniva anche strattonata e spinta. O peggio: “Negli ultimi tempi, ha provato a mettermi incinta tre volte contro la mia volontà. Mi trattava come fossi un oggetto. Avevo paura di lui”.

Poi, 3 anni fa, sono arrivate le violenze ai figli: “Li picchiava con il telecomando, li prendeva a testate. E ancora pugni sulla spalla, pizzicotti. Si scagliava soprattutto contro il grande, ma non si risparmiava neanche con il piccolo: una volta gli ha dato una sberla facendogli uscire sangue dal naso”: Lei ha spesso provato a difendere i figli, finendo vittima delle botte dell’uomo.

In un ambiente malsano e tossico, i ragazzi hanno cominciato per emulazione a comportarsi come il padre: “Specialmente il piccolo, a volte, si rivolge a me nello stesso modo (del padre, ndr)”.

Dopo la denuncia, il finto pentimento

La prima denuncia per maltrattamenti è arrivata 3 anni fa: Ilaria e i bambini sono finiti in una casa famiglia, mentre all’uomo è stato imposto un percorso terapeutico seguito dai servizi sociali. Sembrava aver funzionato, e invece non era così: “Davanti alla psicologa aveva perfino ammesso le sue colpe, aveva confessato i suoi “raptus” di violenza. Lo vedevo migliorato”. Ilaria cede, si fida, e invece era solo un finto pentimento: “Ha fatto il furbo. Aveva finto pacatezza e pentimento con me e con i bambini. Una volta chiuso il procedimento e ricominciata la convivenza, è tornato quello di prima. Ha smesso di andare dalla psicologa e si è rifiutato di continuare il percorso terapeutico di coppia. E, un po’ alla volta, è tornato a essere violento”.

Denunciare non ha risolto tutti i problemi di Ilaria: “Quando l’ho denunciato per stalking i carabinieri mi hanno detto: ‘Ci vuole ben altro per lo stalking’. Anche le psicologhe che l’hanno seguito e davanti alle quali lui ha ammesso le sue colpe in passato non si sbilanciano, al telefono con l’avvocato ammettono che lui è pericoloso, ma poi non sono disposte a dichiararlo ufficialmente perché hanno paura. È tutto assurdo”. Pur comprendendo che la giustizia abbia i suoi tempi e i suoi metodi, Ilaria non può sopportare il pensiero di essere in pericolo: “Sono terrorizzata da tutto, ho paura anche di parlare con lei in questo momento. Temo che mi controlli il telefono. Temo che arrivi qui all’improvviso. Anche la mia famiglia ha paura“.

Cosa fare in caso di violenza e stalking

Per chiunque si trovasse in una situazione simile, è possibile recarsi alla polizia di Stato e chiedere un ammonimento ufficiale: la persona accusata di violenze e stalking verrà ammonita, senza che si instauri un procedimento penale. nel momento in cui la persona ammonita persevera nei comportamenti violenti e/o persecutori, la questura può procedere d’ufficio contro l’uomo (si procede d’ufficio anche in casi di violenze su minori o disabili, o se sono coinvolti altri reati).

La vittima può naturalmente anche chiedere che sia aperto subito un procedimento penale. La questione chiave, però, è sempre la protezione della vittima, tasto dolente sul quale punta anche la psicologa che segue il caso di Ilaria, e che a TgCom ha dichiarato: “Per questo, le donne che hanno il coraggio di denunciare vanno tutelate – con i loro figli – nell’immediatezza. Il tempo in questi casi è un fattore chiave. Prima che accadano fatti irreparabili è fondamentale che ci sia accoglienza e protezione delle vittime”.

(Immagine in alto: immagine di repertorio)