Quasi ogni giorno l’attrice Sabrina Paravicini testimonia e condivide sui social la sua personale battaglia contro il cancro. Spaccati di vita di cui non si ha conoscenza se non si ha alternative al viverle, forzatamente: racconti sulle chiacchiere in sala d’attesa, sulla prima disarmante e destabilizzante ciocca di capelli rimasta tra le mani.
Sabrina Paravicini, la scoperta del tumore
L’attrice, ora 48enne, dal 2018 combatte contro un cancro al seno scoperto, come racconta, grazie ad un medico particolarmente scrupoloso che si accorse di come, dietro a quella cisti che monitorava da anni, ci fosse il tumore. “Le prime notti senza i capelli avevo molto freddo alla testa, dormivo con una sciarpa o un cappello di cotone. Era tutto strano“, scriveva la Paravicini su Instagram poco più di un mese fa, suo “caro diario” giornaliero.
Il cancro al seno e la screpolosità di un medico
“Non avere i capelli ti costringe a fare bene i conti con il tuo senso di identità. La verità è che da quanto non ho più i capelli mi accarezzo molto la testa – scrive l’attrice – Mi rilassa e forse mi voglio un po’ più bene“. L’attrice, nota al grande pubblico che sicuramente la ricorderà per aver interpretato il ruolo di Jessica nella fortunata serie Un medico in famiglia“, racconta anche come si accorse che il suo fisico aveva iniziato a combattere un male oscuro.
“Il mio seno è andato in ascesso […] aveva un aspetto che mi preoccupava: si era gonfiato, si era arrossato nella parte inferiore e il capezzolo si era introflesso“, racconta l’attrice spiegando poi la scoperta del tumore attraverso l’ “ago aspirato”. “Aspirano il liquido della cisti– racconta la Paravicini – Per farlo analizzare, fortunatamente c’era un medico scrupoloso, a cui sarà sempre grata, che mi ha anestetizzata e mi ha fatto una vera e propria biopsia durata 50 minuti“.
La lotta contro la malattia
Da quel momento, la Paravicini, con una vitalità selvaggia combatte il tumore che ora sarebbe in remissione al 90%. “Non l’ho mai chiamato ‘mostro’ o ‘bestiaccia’, per un po’ io e Nino (ndr. il figlio affetto dalla sindrome di Asperger) l’abbiamo chiamato ‘la pallina’, poi gli abbiamo dato il nome giusto, cancro. E ho spiegato a Nino che oggi il cancro è una malattia CURABILE“.
Gli insulti per la scelta della chemioterapia
Il vero “male” da combattere sono state a volte la miscredenza e la cattiveria altrui, come quella di chi l’ha insultata quando ha deciso di sottoporsi alla chemioterapia. C’è chi, di fronte alla sua decisione di non ricorrere a cure alternative alla chemio, l’ha schernita e anche insultata: “A 3 giorni dalla diagnosi, una di guru alternativo mi ha insultata perché non ho accettato di fare solo il ‘suo’ protocollo curativo – racconta la Paravicini – ‘Si faccia avvelenare dalla chemioterapia, che stupida‘“.