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Emanuela Orlandi, suo fratello contro il Vaticano: “Silenzio imbarazzante”

Pubblicato: 25/06/2019 16:02

Pietro Orlandi, fratello di Emanuela, scomparsa quando aveva 15 anni dal Vaticano, il 22 giugno del 1983, è tornato a parlare delle indagini che la Santa Sede starebbe svolgendo sulla sparizione della giovane, che ora avrebbe 51 anni. Il fratello di Emanuela Orlandi ha parlato con Ansa durante il sit-in che si è svolto in Piazza Sant’Apollinare, dove fu vista l’ultima volta, lo scorso 22 giugno.

Nessuna convocazione in Vaticano

Innanzitutto, il fratello di Emanuela Orlandi ha posto l’accento sul fatto che ancora non è stato convocato in Vaticano per deporre e quindi rivelare le informazioni di cui in 36 anni dalla scomparsa di sua sorella è venuto in possesso. Pietro Orlandi ha dichiarato: “Ancora non mi dicono nulla però da dirmi ok, ‘la prossima settimana ti convochiamo e verbalizzi tutto quello che vuoi dire’, a non dare più un cenno in questi ultimi due mesi, non vorrei essermi ritrovato di fronte al solito muro di gomma“.

Lo scorso aprile, era infatti stata diffusa la notizia che la Santa Sede aveva aperto un’inchiesta sulla scomparsa di Emanuela Orlandi, una svolta nel caso della giovane svanita nel nulla. Purtroppo, però, da allora sembra che la situazione sia precipitata nell’immobilismo al punto che Pietro Orlandi ha parlato di ritorno al “silenzio imbarazzante“. Ma il fratello di Emanuela continua a nutrire la speranza di essere convocato dalla Santa Sede anche perché ha spiegato di non essere mai stato i”verbalizzato da nessuno in 36 anni. Non mi hanno mai nemmeno interrogato in procura nell’83“.

Disponibili a deporre ma non convocati dalla Santa Sede

Il fratello di Emanuela Orlandi non sarebbe l’unico disposto a parlare di ciò che sa sulla scomparsa di sua sorella. Infatti, proprio Pietro Orlandi ha spiegato che lo stesso magistrato Capalbo si è reso disponibile a parlare con gli inquirenti della Santa Sede: “Abbiamo chiesto questa inchiesta per tutte le incongruenze di questi anni e che venisse ascoltato il magistrato Giancarlo Capaldo (che si era in passato occupato delle indagini e aveva messo in piedi una trattativa con il Vaticano, ndr)“.

Rispetto poi alla presunta sepoltura della giovane nel cimitero teutonico del Vaticano in corrispondenza di una statua che riproduce un angelo, il fratello di Emanuela Orlandi ha chiarito che l’istanza presentata per chiedere che venga verificato il contenuto di una tomba lì presente non è arrivata solo in seguito all’arrivo di una lettera anonima che riportava informazioni in merito all’avvocato di famiglia Laura Sgrò: “Sulla presunta tomba, noi abbiamo fatto un’istanza non perché ci fossero lettere anonime, noi abbiamo avuto diverse segnalazioni interne, altrimenti non lo avremmo fatto. Nell’ultimo incontro, di due mesi fa, ci hanno detto ‘va bene, cominciamo a fare qualcosa’. Ma non si è mosso nulla“.

Pietro Orlandi ha anche evidenziato il fatto che anche il cardinale Tarcisio Bertone, ex segretario di stato, sarebbe disposto ad essere ascoltato dagli inquirenti del Vaticano.

La delusione verso il Papa

Nei confronti di Papa Francesco, Pietro Orlando si è definito “deluso“. Il motivo è che in un evento pubblico, il Papa avrebbe detto: “Emanuela sta in cielo“, ma alla richiesta di un incontro per chiarire il motivo della sua dichiarazione che sembrerebbe dare per certa la morte della giovane, il Papa non ha mai risposto. Con queste parole Pietro Orlandi si è espresso sul comportamento di Papa Francesco: “Ho fatto richieste su richieste, anche per un incontro privato e per capire il perché di quella frase. Invece il muro si è alzato più di prima. Da parte sua c’è chiusura totale su questa storia, me lo ha detto anche il segretario di stato Parolin, nonostante io sia convinto che lui sa quello che è successo”.

*Immagine in alto: Ansa