Un caso di molestia sessuale è finito in tragedia: ieri, l’accusato e poi condannato per abusi nei confronti di una ragazza di 13 anni si è tolto la vita. La famiglia ha raccontato che nei giorni dopo il processo si era trasformato caratterialmente, diventando depresso e taciturno.
Ieri, l’uomo si è ucciso nella sua abitazione nel Medio Campidano, dove è stato trovato dai suoi genitori. Chiamare i soccorsi è stato del tutto inutile: per l’uomo non c’è stato scampo alla morte.
Accusato da una delle ragazze della sua squadra
I fatti risalgono ormai ad anni fa: l’uomo, allenatore di basket, era stato accusato di abusi sessuali nei confronti di una delle ragazze della squadra che allenava. La giovane aveva 13 anni all’epoca: secondo l’accusa, l’uomo aveva usato il suo ruolo di allenatore per fare pressioni sulla ragazza e indurla a prestarsi ad atti sessuali. Inoltre, avrebbe anche minacciato la giovane nel momento in cui quest’ultima si era convinta a raccontare quanto era accaduto. L’uomo ha sempre negato le accuse: ha dichiarato che non sapeva che la ragazza avesse soltanto 13 anni, e che i loro rapporti erano consenzienti. Inoltre, ha negato di aver minacciato la ragazza.
Si è ucciso in casa sua
I giudici alla fine avevano dato ragione all’accusa: l’uomo è stato condannato a 5 anni di reclusione con rito abbreviato il 7 giugno scorso. Ieri, l’uomo si è ucciso nella sua abitazione, dove è stato trovato dai suoi genitori. Chiamare i soccorsi è stato del tutto inutile: per l’uomo non c’è stato scampo alla morte.
Negli ultimi giorni l’uomo si trovava in casa e non usciva: era diventato silenzioso e taciturno. A raccontare dei suoi recenti crolli morali sono stati proprio i genitori dell’uomo.
(immagine in alto: foto di repertorio)