A Birminghton, in Alabama, una donna ha avuto una lite con una conoscente, che le ha sparato in pancia. La donna, incinta di 5 mesi, ha perso il bambino: ora si trova incriminata per omicidio colposo, e rischia 20 anni di prigione.
Non è una storia tratta da un romanzo dispotico: è ciò che sta accadendo a Marshae Jones, 27enne di Birminghton, che il 4 dicembre scorso ha perso la figlia che portava in grembo durante una lite con una conoscente, ed ora è accusata di aver ucciso la bambina.
I fatti
Il 4 dicembre 2018, Marshae Jones si trovava in macchina con amici quando si è imbattuta in Ebony Jemison, conoscente sul posto di lavoro. Al.com ha riportato che tra le due donne ci sarebbero state delle tensioni (che avrebbero coinvolto anche il padre della bambina che Jones aspettava) e quando si sono incontrate, la 27enne ha attaccato la conoscente cominciando un’accesa lite. Ad un certo punto, Jamison avrebbe estratto una pistola ed ha sparato alla pancia della donna, che non è rimasta uccisa ma ha perso il feto.
In Alabama un feto è una persona (sempre)
In Alabama, la legge 13A prevede che un bambino non nato, a qualsiasi stadio di sviluppo, sia considerata una persona. La legge sull’omicidio colposo,sempre in Alabama, prevede che chi provoca accidentalmente la morte di una persona possa essere accusata del reato. Da ciò deriva il fatto che, secondo il luogotenente Danny Reid, “è stata la madre del bambino ad iniziare e continuare la lite che ha portato alla morte del bambino non nato”.
Jamison, inizialmente, era stata accusata di omicidio colposo, ma le accuse sono poi cadute. Ora è la madre ferita da un colpo di pistola ad essere accusata di essersi messa in una situazione che avrebbe potuto mettere a rischio suo figlio, e per questo potrebbe essere condannata anche a 20 anni di prigione. Amanda Reyes di Yellowhammer Fund ha dichiarato di voler portare avanti una lotta per difendere Jones: “Oggi, Marshae Jones è stata accusata di omicidio colposo per aver cominciato una lite con una persona che aveva una pistola. Domani, ci sarà un’altra donna di colore che lo sarà, magari per aver bevuto un drink mentre era incinta. E, dopo quello, un’altra, per non aver ottenuto cure prenatali adeguate”.