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La “prigione delle balene”, dozzine ammassate in piccole gabbie: la petizione per salvarle

Pubblicato: 25/07/2019 20:10

C’è un posto in Russia, nella città di Nakhoda, che è diventato noto con il nome di “prigione delle balene“. Dozzine di cetacei stanno ammassati in piccole gabbie acquatiche. Gli animali sono stati catturati con la scusa della ricerca scientifica ma in realtà alcuni sono già stati venduti ad acquari e parchi a tema in Cina. Una petizione, firmata da più di un milione di persone, compresi personaggi di spicco del mondo dello spettacolo, ha fatto scoppiare il caso.

La petizione che denuncia la gravissima situazione degli animali

La petizione, i video e le continue informazioni riportate da Anastasia Ivanova hanno sollevato proteste in tutto il mondo. Da scienziati ad ambientalisti, da attivisti a celebrità (uno dei più ferventi sostenitori è Leonardo Di Caprio, schierato, ormai da anni, in prima linea per l’ambiente e gli animali) e gente comune, tutti si sono uniti per fermare ciò che sta succedendo nella costa orientale della Russia. Nella città di Nakhoda, a circa 200 km da Vladivostok, c’è un luogo che è stato chiamato la “prigione delle balene”. Oltre 100 balene, tra orche e beluga, sono rinchiuse in stretti recinti, gabbie temporanee. Gli esperti hanno fatto notare che questi mammiferi marini possono essere catturati solo a scopo scientifico, mentre quelli rinchiusi in Russia vengono venduti ad acquari cinesi.

All’interno delle gabbie, di dimensioni striminzite rispetto alla stazza degli animali, ci sono 11 orche, 5 piccoli trichechi e 90 beluga, delle quali 15 sono cuccioli appena nati completamente dipendenti dalle madri. Questi non possono essere separati perché c’è il rischio che non sopravvivano e, inoltre, la cattura dei piccoli è proibita. Ciò che hanno chiesto sin da subito gli attivisti con la petizione è stato di liberare immediatamente questi animali per immetterli nel loro habitat naturale. La liberazione non era possibile in tempi brevi a causa delle basse temperature che hanno ghiacciato l’area; per questo hanno chiesto che venissero affidati in custodia a persone competenti affinché le nutrissero e le curassero per poi liberarle.

Greenpeace schierata a favore dei cetacei

Anche Greenpeace si è occupata della vicenda. Ad aprile scorso ha reso noto che grazie a una forte pressione, anche a livello internazionale, si è giunti a un accordo per liberare i cetacei. “Il governatore della regione di Primorsky, dove i cetacei sono rinchiusi, ha annunciato che tutti gli animali saranno liberati“, si legge sul sito dell’organizzazione. Il comunicato continuava così: “La decisione è frutto di un accordo tra le autorità locali russe e scienziati russi e internazionali, tra cui Jean-Michel Cousteau – noto scienziato marino francese – che prevede il trasferimento degli animali in un centro di riabilitazione, prima della rimessa in libertà“. Si trattava quindi di un grande passo avanti ma purtroppo, finora, solo pochi esemplari sono stati davvero liberati. Un video di Greenpeace mostra la situazione delle gabbie in Russia:

La liberazione

Esattamente un mese fa, i primi 8 animali, 2 orche e 6 beluga, sono state liberate nel loro habitat naturale: l’oceano. Non è stato semplice, come si evince dal comunicato dell’Istituto Russo di Ricerca di Oceanografia – VNIRO: “La liberazione è stata complessa: sono stati 1.800 i chilometri percorsi da Srednyaya Bay fino a Cape Perovsky e ci sono voluti 6 giorni. Durante questo lungo viaggio veterinari e scienziati hanno monitorato costantemente la salute degli animali per assicurarsi che non si facessero male“. Inoltre: “La liberazione ha avuto luogo in condizioni meteo favorevoli” ma, secondo gli scienziati “le orche erano – come prospettato – nervose, infatti sono rimaste vicino alla costa per qualche ora prima di buttarsi nelle acque aperte di Sakhalin Bay“. Mentre, nel pomeriggio sono state liberate le beluga, che invece “si sono dirette subito nel mare aperto“. Una piccola conquista ma c’è ancora moltissimo lavoro da fare.

Immagine in evidenza: Beluga in gabbia. Fonte: Change.org

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Ultimo Aggiornamento: 27/07/2019 11:59

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