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Torino, trapianto salva un bimbo di 3 anni: ha vissuto 1 anno e mezzo con un cuore artificiale

Pubblicato: 26/07/2019 15:47

I medici dell’ospedale Regina Margherita di Torino hanno eseguito con successo un trapianto di cuore su un bambino di 3 anni ricoverato da un anno e mezzo in una delle camere del nosocomio perché affetto da una grave forma di cardiomiopatia dilatativa e connesso a un cuore artificiale. I dottori sono riusciti a salvargli la vita, facendo in modo che presto possa tornare a casa.

520 giorni di degenza

Un anno e mezzo dentro una stanza di ospedale, 520 giorni di ricovero coccolato da medici e infermieri del reparto di Cardiologia pediatrica, diretta dalla dottoressa Gabriella Agnoletti, senza poter mai tornare a casa: così ha vissuto questo bambino di 3 anni, dentro la camera numero 10 del Regina Margherita di Torino, perennemente collegato a una tipologia di cuore artificiale molto speciale, un Berlin Heart, unico tipo di cuore adatto a supportare un bimbo piccolo come lui.

Affetto dalla nascita da una grave forma di cardiomiopatia dilatativa, era stato inserito sin da subito nella lista d’attesa per il trapianto di cuore. Il cuore artificiale era stato impiantato al piccolo a gennaio del 2018 dal team di medici della Cardiochirurgia pediatrica del Regina Margherita, guidata dal dottor Carlo Pace Napoleone.

Il trapianto di cuore

Pochi giorni fa, i medici del Regina Margherita hanno eseguito con successo sul bimbo di 3 anni un trapianto di cuore, anche se le condizioni del piccolo prima dell’intervento non erano delle migliori. Ora il bambino è in fase di miglioramento, anche se a causa delle sue condizioni preoperatorie non proprio ottimali la fase di ripresa sarà un po’ lenta.

L’ospedale Regina Margherita ha specificato che il cuore è arrivato da Bergamo e, grazie alla collaborazione dell’équipe dell’Elisoccorso del 118, è giunto a Torino in tempi molto ridotti. Il piccolo si trova ancora ricoverato nel reparto di Terapia Intensiva Cardiochirurgica. Si attende solo che le sue condizioni migliorino maggiormente per poterlo dapprima trasferire nel reparto di degenza e poi permettergli finalmente di tornare a casa sua, dopo più di un anno e mezzo.