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Social rating, la reputazione diventa una “patente a punti”

Pubblicato: 02/08/2019 11:10

Scritto in inglese social rating può sembrare una parola in codice per informatici. La sua traduzione italiana invece ce lo palesa come qualcosa di quanto mai presente nella nostra vita intra ed extra mura domestiche, un sistema di “classificazione social“.

Una patente a punti propria di ogni cittadino che in relazione alla reputazione che riesce a guadagnarsi agli occhi del governo potrà o non potrà avere accesso a benefici nella quotidianità. Treni veloci, scuole migliori, facilità nel richiedere mutui: non più alla potenziale portata di tutti ma solo di chi, in base alla propria reputazione, ha saputo guadagnarseli a scapito di chi invece, i punti sulla “patente” li ha persi e dovrà accontentarsi o attivarsi cercando di recuperarli donando sangue, dedicandosi al volontariato di quartiere. Non è Asimov, non è Black Mirror e anzi, tutto questo in Cina è più concreto di quanto si possa immaginare.

Uomini come i ristoranti: la classifica dei migliori

Ne siamo totalmente estranei? Falso. Una semplice e banalissima domanda come “dove andiamo stasera a mangiare fuori?”, può invece dimostrare come, quel forestiero sistema di classificazione di cui ignoriamo la presenza sia già ben connaturato nella nostra routine.

TripAdvisor, Booking, AirBnB: siti che non solo raccolgono ed elencano tutti i ristoranti e tutti gli hotel della zona, ma che soprattutto conglobano un’infinità di recensioni scritte da utenti-clienti. Se volessimo solamente sapere dove mangiare basterebbe un elenco telefonico ma quello che offre TripAdvisor è un di più, non il dove ma il come.

Quante volte la classificazione del ristorante ha inciso nella scelta? Il riferimento è a quei pallini verdi posti vicino o sotto al nome del ristorante che ci influenzano e ci condizionano: mere valutazioni in relazione al tipo di cibo, alla qualità, al servizio, al prezzo, all’atmosfera. Iudex in causa propria nemo esse potest: nessuno può essere giudice di sé stesso e per questo, lasciamo siano sempre gli altri a classificarci. E se travalicassimo i ristoranti, gli hotel, le estetiste e iniziassimo a giudicare le persone? Ecco il social rating, questo sconosciuto.

Una vita “a punti”: un miraggio sempre più presente

Per capire a fondo il social rating, dobbiamo abbandonare l’idea del giudizio che ognuno di noi ha insito in sé. Abbandoniamo i confini del giudizio tout-court e immergiamoci in una realtà in cui il giudizio altrui così come la nostra reputazione, possono diventare uno strumento in mano a piccole aziende, imprese, governi.

Ognuno di noi può diventare oggetto di classificazione, un mero prodotto e, proprio per questo, acquisire o perdere punteggio da una fantomatica patente a punti reputazionale in relazione alle proprie azioni e, in funzione di questo, accedere o non accedere a dei servizi. Eccoci dunque, proprio come aveva previsto Orwell, sotto il gigantesco occhio di un Grande Fratello che osserva ogni nostro gesto, ogni nostra azione, ogni nostra reazione.

Un punto per ogni buona azione

Un punto in più per ogni buona azione, una punto in meno per una meno buona; una stellina in più per essere sempre puntuali al lavoro, una stellina in meno se si viene sorpresi a non dare la precedenza ai pedoni ad un attraversamento pedonale.

Ma se litigare animatamente in aereo comportasse la decurtazione di 50 punti e per poter usufruire del treno ad alta velocità servissero proprio quei 50 punti, cosa accadrebbe? L’esclusione di chi, secondo il sistema di classificazione, non figura tra i meritevoli del servizio e dovrebbe forzatamente rinunciare al treno veloce. E questa non è la trama di una puntata di Black Mirror, questa è una finestra aperta su un futuro che impercettibilmente, è già presente.

L’economia della reputazione

La nomenclatura gode sempre di un’ottima credibilità: Sistema di Credito Sociale. E come nell’Amleto di Shakespeare: “Oh GertrudeGertrude, quando vengono, i dolori non vengono come spie solitarie ma a battaglioni“, ed è per questo che al social rating si accompagnano gli algoritmi.

Gli stessi meccanismi che suggeriscono a Facebook che tipo di pubblicità mostrarci in relazione alle ricerche fatte su Amazon, possono essere dei potenziali alleati delle autorità e del governo per indicargli chi è e chi non è un buon cittadino, chi si serve di internet per comprare pannolini o iscriversi a volontariato e chi invece usa il web per scommettere: i famigerati big data.

È il ritratto di un mondo distopico per molti e rivoluzionario per altri e che è già tremendamente attuale in Cina.

Il progetto cinese mira al 2020

Pare infatti che a 9.272 km di distanza dall’Italia, il sistema di social rating score abbia già mietuto la prima vittima, la società stessa. Entro il 2020 i cittadini cinesi – su un progetto che ha iniziato ad essere materialmente concepito già nel 2014 – dovranno familiarizzare con un esperimento che tanti, da Orwell ad Asimov, avevano presagito. Come si può leggere anche sul sito governativo del Paese a proposito del social rating: “[…] lo scopo è quello di aumentare la consapevolezza della buona fede e del livello di credito di tutta la società“.

L’esperimento di Rongcheng

Se nel 2020 diventerà “nazionale”, ora esiste già ed è solamente locale. Ed ecco come i buoni cittadini, quelli dalla “buona reputazione”, si trovano di diritto a saltare code interminabili all’aeroporto di Shenzhen godendo di controlli preferenziali.

Gli esclusi, i “meno meritevoli” della società – chi è stato beccato senza biglietto, chi si è lamentato dei ritardi sui social, chi è stato colto in flagrante mentre fumava nel bagno – faranno le code e saranno sottoposti anche a controlli approfonditi se non del tutto bannati dalla possibilità di viaggiare su treni ad alta velocità o aerei per un tempo da definire.

1000 punti per tutti: c’è chi scende, c’è chi sale

Le buone azioni accrescono lo score – far presente alla sicurezza dei bagagli incustoditi, fare volontariato nel proprio quartiere – mentre le “cattive” azioni come litigare a bordo dell’aereo possono segnare negativamente la reputazione.

Sconfinando i limiti dell’aeroporto di Shenzen, dove l’esperimento ha avuto piede dall’inizio del 2019 – ci si può imbattere in realtà molto più piccole, come quella di Rongcheng, in cui la macchina del “grande fratello” è già attiva e rodata dal 2018. Una gara esistenziale alla continua rincorsa di punti e dignità a suon di volontariato e senso civico. Come nei migliori giochi di società – perché sarebbe così se fosse solamente un gioco – si parte tutti dal medesimo punteggio (1000 punti) e sta poi ad ogni cittadino riuscire a mantenere lo score, accrescendolo, cercando di non naufragare in basso alla classifica.

Benefici per i migliori, punizioni per i peggiori

Come ogni gioco diabolico che prevede il fallimento precoce, è ovviamente predisposto un piano di redenzione. Per gli inadempienti è infatti stato pensato un drastico iter di recupero crediti donando ad esempio il sangue, gesti eclatanti che possono far guadagnare tanti punti e velocemente. Così, se per un disguido, un ritardo nel pagare le bollette o un incidente si fosse registrata una forte perdita tale da impedire ai propri figli di poter aver accesso ad una delle scuole migliori, si potrà incorrere in nobili gesta particolarmente “remunerative”.

Avere ottimi punteggi non solo può essere un vanto personale nonché motivo di orgoglio, ma quanto più prezioso permetterà infatti di avere accesso a dei benefici non indifferenti come sconti sulle bollette del riscaldamento, prestiti bancari agevolati o il disobbligo di versare caparre qualora si volesse noleggiare un’auto. Perdere punti invece non solo insinua nell’animo del cittadino il senso di “anormalità” e quindi di inadeguatezza rispetto la “sana” società, ma comporta delle penalità che variano di zona in zona: c’è chi non potrà più avere accesso agli hotel di lusso, chi non potrà comprare determinati generi di consumo, chi vedrà la propria connessione internet rallentata.

Una graduatoria pubblica

E come se non bastasse, lo Stato giudice insegnerà ai suoi stessi cittadini ad esserlo reciprocamente più che di sé stessi attraverso elenchi pubblici in piena rimembranza dei ricordi liceali, quando il proprio risultato alla maturità poteva acquisire un valore solo in relazione ai risultati dei propri compagni.

Al grido di “tutti lo devono sapere”, la graduatoria sarà facilmente accessibile da tutti così da potersi mescolare tra simili e tenersi a debita distanza dai diversi, dagli ultimi o dai primi. Il fine ultimo, lo si evince, è resuscitare il senso di vergogna dei peggiori e rifocillare l’orgoglio dei migliori. Pare che esista, sempre in Cina e a questo proposito, un’applicazione corrispondente al comune Tinder il cui accesso è però circoscritto ai “10 in condotta”, così da potersi incontrare ed eventualmente, accoppiare, solamente con i pari-punti, dando il via ad una stirpe di rating A.

Normale tutto questo? Attenzione, avrete probabilmente pensato di no e non è detto che un giorno, un pensiero “cattivo” possa bastare a finire in fondo alla classifica.

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