Mentre la Open Arms balla in mare aperto, prigioniera di un mare agitato e violento, arriva a notizia che potrebbe smuovere le pedine sulla scacchiera: il Tar del Lazio ha sospeso il divieto di ingresso in acque territoriali italiane che era stato voluto da Matteo Salvini, forte delle nuove normative del decreto sicurezza bis.
La nave della Ong, ferma in acqua da 13 giorni e oggi in situazione di concreto pericolo, si sta ora dirigendo verso il porto di Lampedusa.
Essenziale il soccorso delle persone
Il Tar del Lazio è stato chiaro: “Sospensione del divieto di ingresso in acque territoriali italiane per permettere il soccorso delle persone a bordo”. A chiedere l’intervento del Tar, con una richiesta d’urgenza, era stata proprio la Open Arms, nella giornata di ieri. Naturalmente il Tar non ha fatto altro che riconoscere “la violazione delle norme di Diritto internazionale in materia di soccorso e la situazione di eccezionale gravità e urgenza dovuta alla permanenza protratta in mare dei naufraghi”. Il diritto internazionale, come da gerarchia delle leggi, ha sovrastato quello italiano.
La richiesta di Giuseppe Conte
Poco fa era stato il Premier Conte a chiedere lo sbarco, facendo un appello diretto al vice premier Salvini. Quest’ultimo non aveva accennato alla possibilità di cedere dicendo durante un incontro a Recco: “Conte mi ha scritto per lo sbarco di alcune centinaia di immigrati a bordo di una nave di una ong che però è straniera, è in acque straniere e gli risponderò garbatamente che non si capisce perché debbano sbarcare in Italia“. Salvini, anche alla luce della decisione del Tar, conferma il suo “no” allo sbarco.
La situazione, a bordo, sta diventando difficile da contenere: ci sono grandi tensioni e la situazione potrebbe precipitare facilmente e in breve tempo.