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Scilla, il ragazzo che si è addormentato sul materassino se la prende con i soccorritori

Pubblicato: 21/08/2019 11:16

Il caso di Luigi Vazzana è finito sulle prime pagine di tutta Italia: è lui il ‘naufrago’ 28enne che, addormentatosi sul materassino e ritrovato dopo circa 6 ore nelle acque antistanti il centro abitato di Scilla, in Calabria, si è reso protagonista di una vicenda dai contorni ancora incerti. Inizialmente era emersa la notizia del ritrovamento vicino alle coste di Messina, e al Corriere della Sera il giovane ha parlato della sua esperienza finendo per prendersela con i soccorritori: “Non capisco perché non mi hanno trovato prima, stavo per morire di freddo“.

Naufrago per ore su un materassino

Luigi Vazzana ha 28 anni ed è il protagonista del singolare ‘naufragio’ su un materassino lungo le coste di Scilla, in Calabria. I fatti risalgono al 17 agosto scorso, quando il giovane si sarebbe tuffato per poi adagiarsi sul materassino e, a suo dire, perdere conoscenza a causa di uno svenimento.

Ai microfoni del Corriere della Sera ha descritto la sua versione dell’accaduto, per molti ancora avvolta da qualche alone di mistero. Dice di essersi svegliato dopo circa 20 minuti, quando già la corrente lo aveva portato al largo. È allora che avrebbe notato un buco nel materassino, e nelle successive 6 ore avrebbe cercato di sopravvivere al rischio di ipotermia.

Vazzana si sarebbe tuffato intorno alle 18.30, e l’allarme degli amici è scattato 45 minuti più tardi, alle 19.15. Nonostante i 4 mezzi della Capitaneria di porto di Reggio Calabria e un elicottero della Guardia Costiera a sorvolare le acque antistanti Scilla, di lui nessuna traccia.

Il ragazzo se la prende con i soccorritori

Non capisco perché non mi hanno trovato prima, stavo per morire di freddo“, ha dichiarato al quotidiano, non nascondendo di aver temuto per la sua vita.

Passata la mezzanotte, il 28enne è stato ritrovato sotto costa, nei pressi degli scogli vicino al Castello Ruffo. Stando al suo racconto, non avrebbe temuto di morire annegato ma a causa del freddo provato durante quelle ore trascorse alla deriva.

Devo la vita a me stesso – ha aggiunto Luigi Vazzana –, perché sono stato capace di non perdere la testa, di usare il cervello e risparmiare le forze“. Secondo la sua lettura degli eventi, i soccorritori avrebbero potuto individuarlo immediatamente, anche perché il sole non era ancora tramontato. Le cose, però, sono andate diversamente e il resto è cronaca di un episodio singolare.