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Chiusi altri due allevamenti di visoni: la battaglia contro le torture continua

Pubblicato: 23/08/2019 17:21

La battaglia di ‘Essere Animali’ contro le torture sui visoni continua e segna due importanti traguardi. Dopo le inchieste dell’associazione – da anni impegnata in indagini su allevamenti intensivi e macelli – altri 2 impianti di allevamento sono stati chiusi e seguono la sorte dei 3 che li hanno preceduti nel giro di pochi mesi. Si tratta delle strutture di Fiesso d’Artico (Venezia) – dove venne filmata l’uccisione degli animali da pelliccia poi confluita nella denuncia sporta dalla stessa organizzazione – e di Scapoli (Isernia). Un grande passo avanti per salvare migliaia di esemplari, anche se la situazione non è ancora giunta a una soluzione definitiva.

Visoni: la strage continua

Visoni in gabbia
Visoni in gabbia – Fonte: sito web essereanimali.org, frame video

Nel nostro Paese sono ancora attivi allevamenti di visoni per farne pellicce. Mentre 12 Paesi europei hanno già vietato questa pratica l’Italia continua a uccidere 160.000 visoni ogni anno“. È l’allarmante resoconto fornito dall’associazione ‘Essere Animali’, argomentazione che fa da traino alla campagna promossa per chiedere alle istituzioni un incisivo intervento di contrasto alle torture.

La petizione punta a sollecitare un provvedimento che vieti l’allevamento di animali da pelliccia, vittime di una strage sommersa che va avanti da anni nell’indifferenza di molti ed è stata documentata dalle sconvolgenti immagini raccolte dall’organizzazione.

Quest’ultima ha reso noto un impegno preso dalle maggiori forze politiche nel marzo 2018, a ridosso delle elezioni che hanno visto nascere l’asse di governo giallo-verde, volto alla definizione di un immediato piano d’azione ma che non ha ancora visto l’alba.

Movimento5Stelle, Forza Italia, Liberi e Uguali, Partito Democratico e Fratelli d’Italia hanno sottoscritto la nostra richiesta (…). Adesso è il momento di mostrare ai cittadini che le promesse vengono mantenute. La campagna continuerà fino a che non le vedremo trasformate in legge“.

Le condizioni degli animali in gabbia

Visoni rinchiusi
Visoni rinchiusi – Fonte: sito web essereanimali.org, frame video

La prima indagine in Italia, condotta da ‘Essere Animali’, risale al 2013 e ha acceso i riflettori sul dramma che si consuma negli allevamenti di visoni. Un massacro di cui molti non conoscono neppure l’esistenza ma che è una vera e propria emergenza.

Gli animali – spiega una nota dell’organizzazione – sono stabulati in piccole gabbie rialzate da terra e uccisi in camere a gas. Abbiamo documentato visoni con ferite e comportamenti stereotipati, e la presenza di cadaveri nelle gabbie“.

L’obiettivo è interrompere definitivamente questa inenarrabile sequenza di orrori. I visoni uccisi nel 2018, secondo i dati riferiti da ‘Essere Animali’, sono stati 145mila e ad oggi sono 5 le strutture che hanno chiuso battenti, comprese quelle di Fiesso d’Artico, in Veneto, e Scapoli, in Molise.

Chiuso l’allevamento di Fiesso d’Artico

Dopo anni di campagna l’allevamento di visoni per la produzione di pellicce situato a Fiesso d’Artico, in provincia di Venezia, ha cessato l’attività“. È questo l’annuncio fatto dall’associazione sul suo sito, dove è spiegato il tortuoso iter che ha portato alla chiusura.

Si tratta dell’allevamento in cui ‘Essere Animali’ ha filmato l’atroce procedura di uccisione dei visoni nelle camere a gas, con un’inchiesta datata 2015 che ha sconvolto l’opinione pubblica.

Gli animali destinati alla produzione di pellicce, strattonati e tenuti per la coda, erano rinchiusi in gabbie che ne contenevano circa 1.000. E oggi sono vuote, dopo anni di dura lotta contro la barbarie.

All’esito del lavoro di inchiesta, l’organizzazione ha provveduto a sporgere denuncia per maltrattamento di animali. Le telecamere nascoste impiegate per documentare le atroci pratiche condotte nell’azienda veneta hanno catturato sequenze terribili.

In una di queste si vede un operatore che afferra i visoni per la coda, li strattona e li cattura con un collare rigido a strozzo. “Comportamenti – si legge a margine del filmato – che hanno generato ulteriori sofferenze agli animali, confermate anche dal parere di diversi medici veterinari“.

Ma non è tutto, perché l’occhio del team si è posato anche sulle condizioni fuori legge di alcuni manufatti all’interno della struttura, come la presenza di coperture di amianto per i capanni in cui erano stipati gli esemplari.

La struttura di Scapoli, in Molise

La sorte dell’allevamento di Scapoli, in Molise, è la stessa di quello veneto. La dismissione dell’attività è stata disposta nel gennaio 2019, come stabilito dal Dipartimento Unico di Prevenzione dell’Azienda Sanitaria Regionale, poiché priva dei necessari requisiti igienico-sanitari. Al suo interno circa 5mila visoni.

Prima di Fiesso d’Artico e dell’allevamento in provincia di Isernia, rende noto ‘Essere Animali’, sono state chiuse le aziende di Fossoli, Misano di Gera D’Adda e Jolanda di Savoia.

In Italia ancora 15 allevamenti attivi

Nonostante queste novità costituiscano un importante sintomo del cambio di rotta verso una maggiore sensibilità comune, permangono ancora situazioni sotto stretta osservazione.

In Italia sono ancora 15 gli allevamenti attivi, distribuiti tra le regioni Lombardia, Emilia-Romagna e Veneto. Una realtà ancora radicata e che nasconde una scia di sangue di proporzioni incalcolabili.

L’associazione è riuscita a impedire 4 nuovi insediamenti nel settore, ma la strada è ancora lunga e richiede il massimo impegno. Per capire la reale entità della strage basta guardare ai numeri diffusi da ‘Essere Animali’.

Animali rinchiusi fino alla morte

Negli allevamenti italiani più grandi, le file di gabbie sembrano infinite. Al loro interno qualcosa come 30mila animali costretti a una vita di sofferenza e privazioni.

Esseri viventi che per loro natura sono dinamici, e macinano decine di chilometri al giorno, sono rinchiusi e ammassati in totale assenza di libertà di movimento.

In queste condizioni, è facile intuire che il grado di stress subito porti a una innaturale deformazione del comportamento, derivante dalla vicinanza forzata.

I casi di cannibalismo sono frequenti, ma c’è anche un’altra tragedia dietro la fine imposta dall’uomo: “Sono stati registrati anche fenomeni di ferite autoinfiltte – scrive l’associazione –, segno di evidente disagio psicologico“.

*immagine in alto: fonte/sito web essereanimali.org, frame video

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Ultimo Aggiornamento: 23/08/2019 17:44

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