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Omicidio Yara: Bossetti in carcere scrive 40 lettere hard a una detenuta

Pubblicato: 24/08/2019 17:51

La criminologa Anna Vagli, che dal 2011 si occupa del caso di omicidio di Yara Gambirasio, denuncia l’ambiguo comportamento di Bossetti in carcere e attacca i suoi difensori. Il muratore Massimo Giuseppe Bossetti è stato condannato in via definitiva all’ergastolo per la morte della 13enne Yara, avvenuta il 26 novembre 2010. La criminologa Vagli, con un lungo articolo sulla Gazzetta di Lucca, fa il punto sul caso e rivela altri inquietanti dettagli, come le lettere hard inviate dall’ergastolano ad una detenuta. E Vagli non ha peli sulla lingua neppure per la famiglia di Bossetti, che lo ha sempre difeso negando l’evidenza delle prove e delle condanne.

Il “circo” dei difensori di Bossetti

“Venghino signori, è arrivato il circo”, esordisce la criminologa, e parte subito all’attacco dei difensori di Bossetti e dei vari complottisti. “Sulla colpevolezza di Massimo Giuseppe Bossetti non esiste ragionevole dubbio”, prosegue sulla Gazzetta di Lucca. A questo punto, la criminologa elenca i punti salienti delle indagini e del processo che hanno portato, tramite prove schiaccianti, alla condanna di Bossetti all’ergastolo. Prima fra tutte quella del DNA ritrovato sugli slip della vittima e degli esami scientifici che hanno dimostrato indubbiamente la colpevolezza del muratore bergamasco. È poi il turno delle donne della famiglia Bossetti. La madre, Ester Azuffi, deceduta poco più di un anno fa, ha sempre difeso a spada tratta il figlio, ma Vagli illustra le incongruenze delle sue dichiarazioni e la poca credibilità della donna. È emerso infatti che i suoi figli sarebbero tutti frutti di adulterio.

Le bugie della sorella e le lettere hard alla detenuta

“La mela non cade troppo lontano dall’albero” e “la sincerità non è dote di famiglia”, prosegue Vagli con la sua invettiva. Il bersaglio ora si sposta sulla sorella gemella del condannato, Laura Bossetti, e sulle sue dichiarazioni passate, smascherate e rivelatesi bugie. La criminologa si chiede poi come sia possibile che centinaia di persone credano all’innocenza di Bossetti, dopo le indagini e le sentenze definitive che lo inchiodano per le sue colpe. Infine, arrivano altre due stangate. “Dopo tutto il fumo che il suo pool difensivo ha cercato di buttare negli occhi per scacciare l’ombra delle ricerche pedopornografiche (ragazzine tredicenni, rosse e vergini), in carcere il muratore scrive ben 40 lettere a una detenuta avvistata nel cortile confidandole proprie fantasie sullo stato della zona genitale. Le lettere, inutile dirlo, sono diventate di pubblico dominio. Ma se pensate che sia tutto, vi sbagliate”.

Quella frase agghiacciante del 2014

L’affondo finale riguarda infatti una frase agghiacciante attribuita a Bossetti, che l’avrebbe pronunciata alla moglie Marita, durante un colloquio in carcere nel 2014. <<La nostra quota è sempre sui 25mila euro a Matrix. Mi conoscono in tutta Italia eh. Il mio è il caso più pagato fuori dalla Elena Ceste>>. Bossetti non è certo apparso come un uomo disperato ed impossibilitato nel far valere la propria innocenza, ma piuttosto come un avido e disumano speculatore”. Ed è proprio per questi motivi che la criminologa Vagli lancia un appello finale: “Tutta questa ira contro le istituzioni, il sistema giudiziario e chi fa informazione, dovrebbe placarsi e arrendersi all’evidenza. All’evidenza che qualcuno è stato privato dei piaceri, degli affetti e di tutto ciò che di bello e meraviglioso la vita può offrire. Ma quel qualcuno non è Massimo Bossetti ma Yara Gambirasio”.