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Protesi artificiali che amano l’ambiente: la nuova frontiera è la plastica

Pubblicato: 12/09/2019 19:16

L’idea di 2 designer svizzeri di riciclare la plastica proveniente dai Paesi più poveri per creare protesi utili per persone che hanno perso arti sta riscuotendo sempre più interesse. Il progetto, nato per ridurre i rifiuti nelle zone più povere dell’Africa, sta ora diventando un modello nel miglioramento delle condizioni di vita dei più poveri.

La visione dei 2 giovani svizzeri dopo il viaggio in Kenya

Fabian Engel e Simon Oschwald sono due designer svizzeri amici di lunga data. Durante un loro viaggio in Kenya hanno osservato il problema di enormi quantità di rifiuti che invadono, ogni anno sempre di più, intere aree del Paese. In seguito a ciò hanno cercato di sviluppare un modo per risolvere la questione dei rifiuti in Stati più poveri attraverso il riciclo di questi. Da qui nacque il loro innovativo progetto: riciclare rifiuti in plastica per creare protesi per persone con arti amputati a causa di azioni di guerra o incidenti sul lavoro.

Il progetto singolare ha richiesto però una fatica maggiore nella vera e propria fase di realizzazione. Come raccontato da loro stessi a RSI, radiotelevisione svizzera, hanno riscontrato diverse difficoltà nel passaggio dal riciclaggio alla costruzione, tanto da arrivare quasi all’abbandono del progetto da parte del loro team.

Il desiderio di migliorare la vita ai più poveri

C’è stato un momento in cui abbiamo pensato di abbandonare tutto”, raccontano i due amici che però non si sono persi d’animo. I loro arti artificiali costano molto meno di quelli in commercio, sono creati da persone del posto a cui danno lavoro e vengono prodotti dai rifiuti che abbondano nelle città del Kenya, contribuendo così alla riduzione di inquinamento ambientale.

Perdere la gamba in Kenya è una maledizione a causa dell’elevato costo di protesi, la gente vuole solo nascondersi”, dicono i due designer, “per questo il nostro obiettivo è fornire la massima funzionalità e offrirla a un prezzo minimo”.