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Sara Di Pietrantonio, lo sfogo della madre dopo l’ergastolo a Paduano

Pubblicato: 13/09/2019 12:34

La madre di Sara Di Pietrantonio parla a margine della condanna all’ergastolo emessa a carico di Vincenzo Paduano, l’ex fidanzato che la uccise nel maggio 2016. La donna si sfoga ai microfoni di NewsMediaset, ponendo l’accento sull’importanza di una sentenza che restituisce forza ad altre vittime di violenza. Una speranza nonostante la cruda consapevolezza che niente, nella sua vita, sarà più come prima.

Sara Di Pietrantonio: parla la madre

Vincenzo Paduano è stato condannato all’ergastolo per l’omicidio di Sara Di Pietrantonio, 22enne uccisa il 29 maggio 2016 in via della Magliana a Roma. La sentenza è arrivata al culmine del processo di Appello bis scaturito dall’annullamento di quella di secondo grado – che aveva ridotto la pena a 30 anni, dopo l’ergastolo in primo grado – disposto dalla Cassazione.

La madre della ragazza è intervenuta ai microfoni di NewsMediaset, precisando il suo punto di vista sulla conclusione dell’iter giudiziario: “Nessuna sentenza mi ridarà Sara, ma questa è una sentenza importante perché è di aiuto ad altre ragazze ad altre donne. Dimostrare lo stalking psicologico è davvero difficile“.

La vittima, come ricorda la donna, viveva in uno stato di totale sottomissione al Paduano, che pretendeva costanti aggiornamenti sui suoi spostamenti: “Doveva mandare le foto se andava all’università e poi leggendo i messaggi WhatsApp che si scambiavano io ho conosciuto un altro Vincenzo, il manipolatore, il padrone“.

Paduano condannato per due reati

Paduano, reo confesso, ha ucciso la ragazza e ha poi bruciato il corpo, e per la giustizia è colpevole di due distinti reati: omicidio pluriaggravato e stalking. Quest’ultimo reato non è assorbito dal primo – come invece era stato stabilito nel primo appello del 2018 sfociato nella riduzione a 30 anni – ed è per questo che in Appello bis è stato condannato all’ergastolo.

La sentenza di secondo grado del maggio 2018 era stata annullata dalla Cassazione con rinvio ad altra sezione della Corte d’Assise d’Appello di Roma, in accoglimento del ricorso del procuratore generale che aveva chiesto il ripristino dell’ergastolo comminato in primo grado.

La conclusione dell’Appello bis conferma la posizione dei giudici della Suprema Corte, secondo cui l’assorbimento del delitto di atti persecutori in quello di omicidio aggravato è errato.

Ultimo Aggiornamento: 13/09/2019 12:41