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Condannati per aver negato la chemio alla figlia. Giudice: “Dovevano proteggerla”

Pubblicato: 14/09/2019 17:55

Eleonora Bottaro morì il 29 agosto 2016, poche settimane dopo il suo 18esimo compleanno. La ragazza aveva contratto una grave forma di leucemia quando era ancora minorenne. I genitori di Eleonora, Lino e Rita Bottaro, negarono il trattamento della malattia con la chemioterapia, preferendo un’altra cura. Il metodo Hamer, che consisteva principalmente nell’uso di sole vitamine e cortisone, non sortì l’effetto sperato dai due, così Eleonora morì. Il Tribunale di Padova, lo scorso 20 giugno, ha condannato i genitori a 2 anni di reclusione (pena sospesa) per omicidio colposo aggravato dalla prevedibilità dell’evento.

Ribaltata la sentenza di I grado

Nel febbraio del 2018, il giudice per l’udienza preliminare Mariella Fino aveva prosciolto i genitori, confidando nella loro buona fede. Aveva motivato la scelta così: “Non vige nell’ordinamento una regola che imponga ai genitori di educare i figli secondo i principi culturali dominanti. Vige al contrario il diritto di libera manifestazione del pensiero strettamente correlato al principio di autodeterminazione in ambito terapeutico”. Il pm Valeria Sanzari presentò ricorso, sostenuto dalla Corte d’Appello. Per il pm, scrive Tgcom24, Eleonora fu plagiata dai genitori, tant’è che morì nella convinzione di guarire presto, inconsapevole dell’aggravarsi delle sue condizioni. Nel corso del successivo grado di processo, la testimonianza dei medici che avevano in cura Eleonora è risultata decisiva.

La testimonianza dei medici determinante per la condanna dei genitori

I dottori, scrive Il Corriere della Sera, hanno dichiarato le difficoltà di riuscire a parlare privatamente con la 17enne, a causa delle continue ingerenze dei genitori. Secondo la Procura di Padova, che ha avanzato l’accusa contro i Bottaro, Eleonora non fu lasciata libera di informarsi e di scegliere autonomamente. I genitori si imposero dunque per seguire il metodo Hamer, un trattamento non previsto dalla medicina tradizionale. Il risultato di questa scelta, tuttavia, ha portato la giovane alla morte. Se non avessero rifiutato la chemioterapia, sostengono i medici, Eleonora sarebbe probabilmente ancora viva. Il 20 giugno è arrivata la sentenza in secondo grado del giudice, che ha motivato così la condanna di Lino e Rita Bottaro. L’ordinamento non pone il diritto di vita o di morte dei figli nelle mani dei genitori. Al contrario i genitori sono custodi della vita dei figli, che hanno l’obbligo di proteggere.

Le motivazioni della sentenza

Secondo il parere finale del giudice, hanno fatto tutto quanto era in loro potere per sottrarre Eleonora alle cure che la potevano guarire, sia direttamente, negando il consenso che giuridicamente spettava loro esprimere, sia indirettamente, lasciando Eleonora in una falsa convinzione di guarigione”. Si legge ancora nella sentenza: Sottrarre la figlia all’unica cura che la scienza medica conosce e che, fortunatamente, è anche una cura con elevata possibilità di successo, non è una scelta che risponda a prudenza e perizia. La salute di un figlio non può essere lasciata al mero arbitrio del genitore che senza alcun vincolo possa adottare qualunque scelta, secondo una prospettiva che finisce per negare al figlio la sua natura di soggetto autonomo portatore di diritti propri”. La madre ha dichiarato all’uscita dal tribunale: “Credo nella giustizia divina, non ho sbagliato nulla. Rifarei tutto quello che ho fatto, solo Dio sa quanto ha sofferto mia figlia”.