È finita: come già annunciato ieri, il Pd e Renzi prendono strade diverse. L’ex leader lascia: “Oggi il Pd è un insieme di correnti. E temo che non sarà in grado da solo di rispondere alle aggressioni di Salvini e alla difficile convivenza con i 5S“, si legge in una intervista a Repubblica. Il ministro Bellanova è quindi capo delegazione nel governo appena nato.
Renzi se ne va
Cosa succederà adesso? Lo spiega lo stesso Renzi: “I parlamentari che mi seguiranno saranno una trentina, più o meno. Non dico che c’è un numero chiuso, ma quasi“, racconta. “I gruppi autonomi nasceranno già questa settimana. E saranno un bene per tutti: Zingaretti non avrà più l’alibi di dire che non controlla i gruppi Pd perché saranno “derenzizzati“, attacca. “E per il governo probabilmente si allargherà la base del consenso parlamentare, l’ho detto anche a Conte. Dunque l’operazione è un bene per tutti, come osservato da Goffredo Bettini. Ma questa è solo la punta dell’iceberg. Il ragionamento è più ampio e sarà nel Paese, non solo nei palazzi“.
Non c’è spazio poi per il suo nuovo movimento alle prossime elezioni: “La nostra Casa non si candiderà né alle regionali né alle comunali almeno per un anno. Chi vorrà impegnarsi lo farà con liste civiche o da indipendente. La prima elezione cui ci presenteremo saranno le politiche, sperando che siano nel 2023. E poi le Europee del 2024. Abbiamo tempo e fiato“.
Renzi vs Salvini
Renzi sposta poi l’ago della bilancia sui rivali: “Abbiamo fatto un capolavoro tattico mettendo in minoranza Salvini con gli strumenti della democrazia parlamentare. Ma il populismo cattivo che esprime non è battuto e va sconfitto nella società. E credo che le liturgie di un Pd organizzato scientificamente in correnti e impegnato in una faticosa e autoreferenziale ricerca dell’unità come bene supremo non funzionino più“.
Il commento di Zingaretti
“Ci dispiace. Un errore. Ma ora pensiamo al futuro degli italiani, lavoro, ambiente, imprese, scuola, investimenti. Una nuova agenda e il bisogno di ricostruire una speranza con il buon governo e un nuovo Pd“, il commento su Twitter del segretario del Pd, Nicola Zingaretti.
Un problema per alcuni, non per altri
Luigi Di Maio e Dario Franceschini hanno parlato e commentato la scissione nel pd con parole molto diverse. Se, infatti, per Luigi Di maio non si tratterebbe di una questione di interesse dei pentastellati, per Franceschini non è il tempo di scherzare. Il ministro dei beni culturali ha infatti detto, parlando con Michelle Muentefering (ministra omologa in Germania), che “oggi è un grosso problema” (lei aveva chiesto cosa stesse facendo Renzi.
Luigi Di maio dal canto suo ha dichiarato che per lui e per il Movimento 5 Stelle la decisione di Renzi non sarebbe di fondamentale importanza e non è neanche inaspettata: “Nessuna sorpresa. Di certo per noi non rappresenta un problema, anche perché le dinamiche di partito non ci sono mai interessate. Lavoriamo per gli italiani, solo a loro dobbiamo dare risposte”. L’importante ora per lui è concentrarsi sugli obiettivi di governo: “Ora che il governo è al completo dobbiamo lavorare con serietà e determinazione e portare a casa altre importanti misure per il Paese come il taglio dei parlamentari”.
I dubbi di Conte
Fonti di Palazzo Chigi rivelano che “Il presidente Conte, nel corso della telefonata ricevuta da Matteo Renzi, ha chiarito di non volere entrare nelle dinamiche interne a un partito“. Questo però non toglie che qualche dubbio Conte ce l’abbia, il premier avrebbe espresso “Le proprie perplessità su una iniziativa che introduce negli equilibri parlamentari elementi di novità, non anticipati al momento della formazione del governo“. “A tacer del merito dell’iniziativa, infatti, rimane singolare la scelta dei tempi di questa operazione, annunciata subito dopo il completamento della squadra di governo“, avrebbero fatto sapere.