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Figlio dall’allievo 14enne: perizia psichiatrica per la donna di Prato

Pubblicato: 24/09/2019 11:16

Ha avuto un figlio dall’allievo 14enne, a cui dava ripetizioni, e oggi è a processo per violenza sessuale su minore. È l’ormai famoso caso della ‘prof di Prato’, per cui è stata disposta una perizia psichiatrica: è la novità emersa a margine della prima udienza del processo a suo carico, imputata dopo lo scandalo del marzo scorso che l’ha vista finire ai domiciliari. L’incarico è affidato a Renato Ariatti, psichiatra intervenuto anche sul caso Cogne.

Sì alla perizia psichiatrica

La 32enne che ha avuto un figlio dal 14enne a cui dava ripetizioni, ora accusata di violenza sessuale su minore, sarà sottoposta a perizia psichiatrica.

È quanto stabilito dal Tribunale di Prato nel corso della prima udienza, accogliendo così la richiesta avanzata dalla difesa che aveva dichiarato anche l’avvio di un percorso di recupero psicologico per l’imputata.

La valutazione è affidata al professor Renato Ariatti, psichiatra dell’Università di Bologna noto per essere intervenuto anche sul caso Annamaria Franzoni.

L’imputata è arrivata in aula insieme al marito, su cui pende l’accusa di falsa attestazione per aver dichiarato la paternità del bambino nonostante consapevole che fosse nato da una relazione extraconiugale della consorte.

La donna era finita al centro di una scottante indagine e poi ai domiciliari nel marzo scorso, dopo le rivelazioni del suo allievo, al quale dava lezioni private di inglese e che, stando al quadro ricostruito dagli inquirenti, al momento dei primi contatti non aveva compiuto i 14 anni. L’affidamento dell’incarico ad Ariatti sarà formalizzato nella prossima udienza, fissata per il 21 ottobre.

Il marito sospettato di falsa attestazione

A dare impulso alle indagini era stata la denuncia dei genitori del ragazzino, che avrebbero raccolto le sue confidenze relativamente al rapporto intrapreso con l’insegnante. È lui ad aver dichiarato di essere il padre del bambino avuto dalla donna pochi mesi prima di quelle rivelazioni, e la sua verità è stata confermata dall’esame del Dna.

I domiciliari sono scattati il 27 marzo scorso, motivati dal rischio di reiterazione del reato di inquinamento delle prove. La difesa si era opposta al provvedimento con una istanza di revoca, respinta prima dal Riesame di Firenze e poi dal Tribunale di Prato.

Alla prima udienza la donna si è presentata con suo marito, evitando di rilasciare dichiarazioni alla stampa. L’uomo, intervenuto ai microfoni di TgCom24, ha espresso la sua posizione sulla vicenda: “Continuo a supportare mia moglie, non è semplice ma lo faccio per i nostri bambini“.

Ha precisato di non essersi separato dalla moglie, e attualmente è sospettato di falsa attestazione in atto pubblico: avrebbe alterato il suo stato civile dichiarandosi padre del bimbo pur sapendo, secondo l’accusa, che in realtà è figlio dell’adolescente.

Secondo la versione della donna, i contatti intimi sarebbero iniziati quando il ragazzo aveva già compiuto 14 anni, ma questo scenario contrasta con le dichiarazioni rese dal minorenne in incidente probatorio. A suo dire, infatti, la relazione sarebbe partita quando aveva ancora 13 anni e questo ha fatto sì che, all’ipotesi di atti sessuali con minore, si sommasse quella di violenza sessuale.