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Nicholas Green, dopo 25 anni i genitori tornano in Calabria

Pubblicato: 01/10/2019 09:42

Nicholas Green è morto il 1 ottobre del 1994 e la sua storia è indelebile nella memoria di molti. La sua famiglia era in vacanza in Calabria e stava attraversando in macchina l’autostrada Salerno-Reggio Calabria quando rimase vittima di una rapina. Era il 29 settembre: i rapinatori spararono due colpi di pistola che colpiscono, per poi uccidere, Nicholas, che aveva solo 7 anni.

Le parole della famiglia

È difficile tornare nel luogo dove abbiamo passato la peggiore notte della nostra vita“, ha spiegato ieri Maggie Green, madre di Nicholas, racconta Ansa. Da quel 1 ottobre sono passati ormai 25 anni. “Perdere Nicholas è stata la cosa più dura che mi sia mai capitata. Ma donare i suoi organi non è stata una scelta difficile. Che lui sia riuscito a salvare altre giovani persone è un miracolo medico. Che queste vivessero nella sua nazione preferita sembra semplicemente giusto. La storia di Nicholas aveva colpito l’opinione pubblica proprio perché dopo l’omicidio i genitori avevano autorizzato l’espianto degli organi e delle cornee, regalando una speranza a sette persone.

Molti italiani hanno detto di aver provato vergogna per quanto successo“, continua la madre, “ma noi non abbiamo mai pensato che l’Italia avesse premuto il grilletto: furono solo due uomini arrabbiati che volevano così tanto una cosa da non preoccuparsi delle vite che avrebbero rovinato e sarebbe potuto accadere ovunque“.

La donazione di organi

La donazione fatta dopo la morte di Nicholas salvò la vita a 5 pazienti, di cui 4 pediatrici, e servì anche a restituire la vista ad altre due persone. Qualche settimana fa Reginald Green, il padre di Nicholas Green, ha scritto una lettera, riportata da Il Lametino.it. “Venticinque anni dopo, in cinque sono ancora vivi e ne incontrerò tre. Migliaia di persone che sarebbero morte sono invece vive: è conosciuto nel mondo come ‘L’Effetto Nicholas“. E ancora: “Mia moglie Maggie ed io donammo organi e cornee di nostro figlio che andarono a 5 malati italiani molto gravi (4 dei quali adolescenti), alcuni quasi in punto di morte e altri 2 adulti che stavano diventando ciechi. 25 anni dopo, 5 dei 7 riceventi sono ancora vivi“.