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Tredici Pietro, figlio di Gianni Morandi: “Nel mio rap niente eccessi”

Pubblicato: 15/10/2019 11:42

Tredici Pietro, nome d’arte del figlio ventiduenne di Gianni Morandi e Anna Dan, sta seguendo le orme del padre, avendo deciso di sfondare nel mondo del rap. Ha pubblicato il suo ep Assurdo e si prepara a staccarsi dall’ombra della sua famiglia, iniziando un tour che lo porterà nelle più importanti città italiane.

Tredici Pietro, una vita fatta di musica

Tredici Pietro ha rilasciato una recente intervista a Il Resto del Carlino in cui ha parlato a tutto tondo del genere musicale rap, di come sia cresciuto in una famiglia che vivesse di musica e di come si immagini il suo futuro. Assurdo è il suo ep, proprio come la fase della vita che sta vivendo, ha confessato il ragazzo. “È assurdo che un ragazzo proveniente da una famiglia come la mia faccia questo tipo di musica, esprima le sue emozioni in questa veste” sono state le sue parole.

Mi sento un rapper noioso

Tredici Pietro ha parlato di come spesso, nel mondo del rap, ci siano degli eccessi. Ad esempio, il giubbotto antiproiettile usato da molti rapper come 50 Cent o l’immaginario estremo di Achille Lauro. Tuttavia, lui pensa di essere un rapper noioso: “Le canne non fanno per me. Nelle rime mi lascio molto guidare da flussi di coscienza e di pensieri. Non parlo di droga, di griffe, di soldi”. Essere cresciuto come figlio di Morandi lo ha avvantaggiato, gli ha permesso di confrontarsi direttamente con la musica. 

Il rapporto coi social

Nell’intervista, Tredici Pietro ha anche parlato del suo rapporto coi social. Infatti, il padre Gianni è molto presente su Facebook, dando spesso vita a post esilaranti e molto commentati dai suoi fans. Il ragazzo, a questo proposito, invece rivela: “Li uso molto meno di mio padre, che a momenti li preferisce alla musica. Gli ho detto di passare da Facebook a Instagram e l’ha fatto, però non ha ancora capito bene la differenza. Ma non fa niente, perché tanto rimane un mito lo stesso“.

Pietro ha vari sogni per il futuro. Gli piacerebbe interpretare in versione rap alcune opere classiche come Il barbiere di Siviglia. E, tra dieci anni, spera di poter fare una musica più morbida, indie, alla Coez.