Si fa sempre più avvincente la querelle di Barbara D’Urso contro un giornalista presunto gestore, fino a poco tempo fa, di un suo profilo fake. Poco dopo l’esplosione del caso, l’account in questione, reo d’aver pubblicato contenuti offensivi, fasulli e lesivi dell’immagine di Carmelita, è stato prontamente cancellato.
Nel frattempo nella vicenda si è sentito chiamato in causa Alberto Dandolo, che ha voluto fare chiarezza sull’accaduto, per il quale è stato indagato. E se fino ad ora l’entourage della D’Urso non ha rilasciato alcuna sorta di informazione sui sospetti nutriti sul possibile responsabile, adesso ha deciso di scendere in dettagli con un comunicato stampa.
Dandolo, in sua difesa
Facciamo un piccolo riepilogo di quanto accaduto. Rese note le intenzioni della conduttrice, pronta a procedere per vie legali, si è fatto avanti il giornalista di Dagospia, Alberto Dandolo. Quest’ultimo ha informato i suoi lettori e follower di essere stato individuato come gestore del profilo fake, dunque colpevole e responsabile. Dandolo, tuttavia, non è intervenuto con una confessione, bensì con un’autodifesa.
Il giornalista ha infatti dichiarato di essere stato lui ha segnalare alla Polizia Postale la cosa. Ma soprattutto Dandolo ha anche affermato di essere a conoscenza dell’identità che si celava dietro il profilo incriminato carmelitadurto. Secondo lui si tratterebbe di un ragazzo sardo.
Il comunicato di LaPresse
Delle parole di Dandolo non sembra convincere LaPresse, agenzia che gestisce l’immagine e la comunicazione di Barbara D’Urso. Così in questi giorni l’agenzia ha preso la parola. Nel comunicato emesso vengono messi in evidenza alcuni dettagli della vicenda, fino ad adesso taciuti.
“Basterebbe guardare il verbale delle sommarie informazioni rese da Alberto Dandolo” comincia il comunicato stampa di La Presse. “Per rendersi conto che egli non ha affatto “fornito spontaneamente” le generalità dell’autore del profilo Instagram denunciato da Barbara d’Urso“. Poi prosegue: “Ma che invece – dopo insostenibili contraddizioni e tentennamenti, messo alle strette dagli elementi di prova raccolti nei suoi confronti dalla Polizia Postale – ha dovuto “obtorto collo” cedere alla evidenza dei fatti ormai resa incontrovertibile“. E ancora: “Ha così ammesso non solo di conoscere il titolare formale del profilo Instagram, ma anche di essere in contatto con lui almeno sin dal febbraio 2018 con riguardo al predetto profilo“.
La conclusione del comunicato
Lo scritto diffuso da LaPresses assume i toni di un’arringa. “Non corrisponde poi al vero che il sito avesse solo contenuti giocosi e di presa in giro, poiché è evidente a tutti (e soprattutto ad un sito serio come Dagospia) che né la Polizia Postale, né tanto meno un Pubblico Ministero avrebbero ipotizzato il grave reato di stalking in assenza dei relativi presupposti di fatto. La stessa Polizia Postale e lo stesso Magistrato neppure avrebbero accusato Dandolo di concorso nel predetto grave reato, se davvero, come egli invece sostiene, si fosse limitato solo a scambiare un paio di tweet con il titolare formale del profilo”.
Infine concludono: “Comprendiamo, ovviamente, che egli ora abbia l’esigenza di difendersi. E dunque non intendiamo aggiungere altro a riguardo.Ci auspichiamo che dopo questa nostra, il giornalista Alberto Dandolo interrompa le sue esternazioni sulla nostra assistita“.