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Dietro le quinte della mozzarella di bufala: Animal Equality smaschera l’eccellenza italiana

Pubblicato: 01/11/2019 11:25

Animal Equality, organizzazione internazionale per la protezione di animali allevati a scopo alimentare, si rende nuovamente protagonista insieme agli investigatori di Vier Pfoten (organizzazione internazionale per il benessere degli animali con sede a Vienna) e all’organizzazione Four Paws di uno smascheramento. Una forte denuncia che intacca ancora una volta la – solamente apparente – eccellenza italiana. Questa volta la denuncia arriva attraverso un documentario, una video-denuncia che disseppellisce cosa accade nel dietro le quinte di un allevamento di bufale destinate alla produzione di mozzarelle DOP

ATTENZIONE: NELL’ARTICOLO È PRESENTE UN VIDEO CON IMMAGINI CHE POTREBBERO URTARE LA VOSTRA SENSIBILITÀ

Animal Equality denuncia “Una bufala tutta italiana

Nel mirino degli investigatori la produzione di mozzarella di bufala italiana o ancor meglio, quello che accade negli allevamenti delle bufale sul nostro territorio e che nessun consumatore può immaginarsi perché nessuna industria trarrebbe vantaggio a mostrarlo. Animal Equality accende ancora una volta le luci sulle condizioni in cui vengono fatti vivere gli animali all’interno degli allevamenti: nessun pascolo, nessuna prateria, nessuna carezza. Le condizioni all’interno degli allevamenti volti alla produzione della rinomata mozzarella di bufala italiana sono ferine, drammatiche.

Gli allevamenti sotto inchiesta sono ubicati in Italia, sia a Nord che Sud, e al loro interno, dietro la parola eccellenza, ci sono migliaia di bufale costrette a condizioni igienico-sanitarie impietose. Ancora più drammatica, cruda e deplorevole realtà la sorte che spetta ai bufalini che, non essendo utili, tutt’oggi vengono lasciati morire di fame, considerati dei meri scarti all’interno della catena e ridotti a cadaveri ricoperti di mosche e fango.

La sorte dei bufalini, lo “scarto” che viene lasciato morire

Questo è il vero volto della mozzarella di bufala”, si sente dire dalla voce narrante che accompagna il documentario-denuncia, e le immagini che si susseguono non possono che essere il vaso di pandora di una realtà che fatica ad emergere. Lo stesso ex parlamentare, Paolo Bernini, ha deciso di prestare la propria testimonianza ad Animal Equality, a riprova di ciò che accade, partendo dal sottolineare la crudeltà che è emersa dalle segnalazioni raccolte volte a denunciare, tra le tante cose, l’uccisione dei bufalini maschi, come già sottolineato “inutili”, al fine della produzione della mozzarella di bufala.

Come Bernini racconta ad Animal Equality, il bufalino maschio viene scartato per concause: troppo alto, rispetto al vitello, il costo per farlo crescere e troppo alto il costo per trasferirlo al macello per non badare al fatto che sul commercio, la carne di bufalino non ha rilievo. Motivi questi che spingerebbero gli allevatori ad optare per una soluzione immediata e brutale quali lasciarli morire da sé, di fame e di stenti, allontanandoli dalla madre. Parole che vengono accompagnate ad immagini che testimoniano il terribile trattamento riservato ai piccoli maschi negli allevamenti. 

GUARDA IL VIDEO:

Crudeltà senza ostacoli e sotto un controllo inefficiente

La stessa giornalista, Giulia Innocenzi, ascoltata da Animal Equality, racconta quanto visto in uno degli allevamenti nel Casertano. “Visto che il bufalino non rende niente, l’unica cosa che puoi fare con quell’animali è ucciderlo”, le dichiarazioni della giornalista, trovatasi sul territorio a tu-per-tu con un allevatore dopo aver rinvenuto insieme ad un investigatore la carcassa di un bufalino. Ad arginare questo fenomeno, non esiste una legge specifica che tuteli bufale e bufalini ma solo dei controlli quasi mai così serrati da sfatare quando accade. Controlli efficienti non permetterebbero di trovare, come ha invece testimoniato Animal Equality, animali immersi di feci e fango, in condizioni igienico-sanitarie deplorevoli. 

Come testimoniano le immagini, molte bufale hanno presentato zoccoli cresciuti a dismisura, un’incuria che non permette loro di camminare e muoversi spesso senza ferirsi. Ma non è tutto: sono stati filmati anche operatori somministrare farmaci ad animali senza autorizzazione e in merito, Giulia Innocenzi chiosa nuovamente sulla “grandissima mancanza di controlli da parte dell’autorità”. Parole che trovano concorde anche Manuela Giacomini, avvocato esperto in diritti degli animali.

L’impatto ambientale: sversamenti di liquami nelle falde acquifere

E se fino a qui si è discorso sulle condizioni igienico-sanitarie e sulla vita a cui sono destinate bufale e bufalini, subentra un secondo problema che non può essere sottovalutato, un aspetto che Animal Equity descrive con particolare preoccupazione: l’impatto ambientale che hanno questi allevamenti sul territorio circostante e più in generale, sull’ambiente.

Parliamo nello specifico dei liquami: “Il problema degli sversamenti dei liquami è che questi liquami vanno a finire poi nella falda acquifera o vanno finire direttamente in ruscelli innaturali che si formano e che poi vanno a finire in mare”, testimonia Bernini. E se le crudeli condizioni a cui sono condannate le bufale e i bufalini all’interno degli allevamenti possono sembrare non toccarci davvero sin quando la realtà non emerge dalle immagini che ci portano davanti l’orrore, l’impatto ambientale che questi allevamenti hanno ci riguarda quotidianamente senza nemmeno saperlo.

Un’eccellenza che non è quel che sembra

Negli sversamenti ci sono sostanze che vanno a finire nelle falde acquifere, e dunque anche nell’acqua che le persone di quel territorio regolarmente utilizzano e bevono. Non c’è margine per decantare né magnificare l’eccellenza italiana, parola che dinnanzi a ciò perde il suo significato. Se di eccellenza si vuol discorrere, opportuno allora concentrarsi sui limiti di questa, i confini di un sistema che non rispecchia ciò che simboleggia nell’immaginario, sulle etichette, nelle pubblicità. “L’eccellenza avrebbe bisogno di confrontarsi anche con la quantità quando si arriva a produrre molto è chiaro che le esigenze quantitative vanno a deprimere altre caratteristiche, tra le quali le condizioni degli allevamenti degli animali“, le parole in chiusura alla video-inchiesta rilasciate da Enrico Moriconi, veterinario e garante per i Diritti Animali ascoltato da Animal Equality.

*immagine in evidenza: fonte/Animal Equality (dimensioni modificate)

Ultimo Aggiornamento: 19/10/2021 08:44