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Polemica a Live – Non è la d’Urso: Paolo Brosio si difende dalle accuse

Pubblicato: 12/11/2019 19:50

Paolo Brosio è tornato protagonista durante l’ultima puntata di Live – Non è la d’Urso, facendo scoppiare una polemica. Infatti, in studio si parlava del celibato di preti e suore ma anche della paura della pedofilia in ambienti ecclesiastici. Sentendosi “accerchiato” dalle parole degli altri opinionisti, Brosio si è lasciato andare ad un’espressione che ha fatto discutere. 

Paolo Brosio accende lo scontro dalla d’Urso tra preti e pedofilia

Un momento veramente infuocato quello andato in onda in un dibattito di Live – Non è la d’Urso. Paolo Brosio, infatti, si è ritrovato, praticamente da solo, a farsi portavoce della parte “sana” della Chiesa, difendendola dagli attacchi degli altri opinionisti chiamati a intervenire sull’argomento. Gli ospiti, tra cui Serena Grandi, hanno fatto notare come oggi ci sia quasi un allontanamento dalle parrocchie per paura dei preti pedofili.

A questo punto, Brosio è diventato un fiume in piena. Lo stesso nel corso del dibattito ha chiarito come queste persone debbano essere arrestate ma anche su come la pedofilia sia trasversale, presente in tutti gli ambienti. È discorrendo però che le sue parole sono diventate molto più taglienti: “Ci sono centinaia di oratori con preti perbene, ci sono preti santi, missionari che si fanno ammazzare. Perché parliamo solo di questi casi? Chi se ne frega di questi casi”

Ovviamente, in studio è scoppiato il putiferio e Vladimir Luxuria si è scagliata contro Paolo Brosio: “È per gente che dice chi se ne frega come te se anni dopo anni si nascondono soprusi su bambini e donne”. Naturalmente, Brosio ha cercato di far capire che naturalmente lui non vuole esortare l’insabbiamento dei pedofili. 

La versione di Paolo Brosio nel comunicato

Paolo Brosio, a freddo, è voluto tornare a parlare di quello successo in trasmissione per dare la sua versione dei fatti e palesare a tutto il perché di quelle parole. Il giornalista ha voluto rilasciare un lungo comunicato, pubblicato anche sulla pagina a lui dedicata su Facebook, in cui ha detto di aver voluto difendere la sua religione. L’intenzione è quella di chiarire il perché di quella risposta a Serena Grandi e la puntualizzazione è molto precisa: “Essendo lo stesso racconto più volte fatto e rifatto, detto e ridetto e ripetuto nella stessa serata, e dopo che più volte avevo detto che chi subisce deve denunciare e fare nomi e cognomi, mi è uscita proprio dal cuore l’espressione ‘chi se ne frega’”. 

E, continua Brosio, questa sua espressione riguardava l’inutilità dello stesso racconto, evidentemente rimasto fine a sé stesso e senza denuncia. Brosio, quindi, non ci sta e ribadisce, in caso di molestie conclamate, la necessità di denunciare senza alzare il polverone e attaccare chiunque faccia parte della chiesa.