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5 Stelle in cerca d’autore: incontro Di Maio e Grillo, resta aperta la crisi

Pubblicato: 23/11/2019 16:50

Un’identità perduta e una crisi di leadership, con il capo accerchiato dopo i continui fallimenti elettorali. Il Movimento 5 Stelle, 10 anni dopo la sua fondazione, vede venire al pettine alcuni nodi strutturali e ideologici, se questa parola ha ancora un senso (ma sembra di sì). Luigi Di Maio, capo politico, perde sempre più la presa del suo partito, che ha visto prima la rivolta dei gruppi parlamentari, poi la sconfessione nuda e cruda dei vertici a seguito della votazione su Rousseau. I pentastellati si rivolgono in questo momento all’unico detentore della saggezza primigenia, Beppe Grillo, guru e collante del Movimento. L’ex comico e garante non raccoglie però le istanze di cambiamento e conferma la fiducia al ministro degli Esteri. Un’investitura dall’alto che potrebbe segnare la definitiva rottura tra le varie anime dei 5 Stelle.

Movimento 5 Stelle: i contrasti e le spaccature

Beppe Grillo ha incontrato Luigi Di Maio questa mattina a Roma, e l’incontro non è andato come speravano alcuni esponenti del Movimento 5 Stelle. Dopo il tracollo politico degli ultimi mesi, la sfiducia montante e la lunga lista di debacle elettorali che hanno portato Di Maio a chiedere una “pausa” elettorale per le regionali del 26 gennaio in Emilia Romagna e Calabria, la questione della leadership diventa dirimente. Non sono più solo gli ex ministri scontenti di aver perso potere dopo l’accordo con il PD, espressioni di potentati locali, come quella Barbara Lezzi che tiene in scacco la politica industriale sull’acciaio, ma anche membri di storica presenza.

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Roberto Fico e Roberta Lombardi sono apertamente per la fronda, mentre neanche il fedele Riccardo Fraccaro sembra possa più assicurare la tenuta del capo. Il Movimento divenuto forza di governo non si riconosce più, è perso il contatto con la base, quella dei meetup, del no alla Tav e del “Vaffa”. Uno scontro con la realtà che potrebbe dare la chance al Movimento di rinnovarsi e trovarsi una nuova identità, messa in crisi anche dalle alleanze diametralmente opposte con Lega prima e PD poi. È la “terza via” continua a ripetere Di Maio ovunque vada, ma cosa significhi nello specifico non è dato sapere. Quel che è certo è che il ministro sembra molto più percettivo alle sirene populiste, come dimostra il totale appiattimento su un’ideologia (quella sì) molto ben delineata come la leghista, verso cui Di Maio continua ad indirizzare sospiri. Ma la strategia non paga con i consensi, e il capo è vulnerabile.

Beppe Grillo benedice Di Maio: “Non rompete i co*****i”

La richiesta di intervento del deus ex machina del Movimento giungeva da giorni. A chi chiede cambiamenti, non nella direzione del leader unico ma più verso un ritorno alla gestione collegiale, Beppe Grillo riserva una doccia fredda. Totale supporto a Luigi, è lui il capo, sottolinea il garante. “Tu ce l’hai il coraggio. Noi non possiamo continuare a fare dei Facebook uno contro l’altro“, dichiara nel video congiunto Grillo, “Adesso le situazioni devono essere chiare, il referente è lui. Il capo politico è lui, io gli sarò un po’ più vicino, quindi non rompete i co*****i“.

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Soffocati anche i richiami per un ritorno ad un passato più innocente: “Non siamo più quelli che eravamo 10 anni fa, ed è meraviglioso, mettetevelo in testa“. Grillo assicura però la ricostruzione di “una specie di meetup” e sconfessa i precedenti: “Non si capiva niente e si è continuato a non compari niente, adesso il mondo è diverso“.

Verso gli Stati Generali: i 3 mesi di fuoco

Il Movimento 5 Stelle, per evitare il totale collasso sotto le spinte dei dissidenti dalla linea Di Maio, indice per marzo gli Stati Generali, un’assemblea per riorganizzarsi in caso di elezioni politiche anzitempo. Un raccogliere “idee e progetti tra tutti gli iscritti e i cittadini di buona volontà e realizzare una sintesi” da presentare poi a marzo. Un richiamo all’unità che non convince, tant’è che l’idea di fermarsi prima di rigettarsi nelle urne è stata sonoramente bocciata da Rousseau.

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Che la tenuta del Movimento possa reggere a tre mesi che si annunciano burrascosi è dubbio. Che i vertici tornino in linea anche, viste le spaccature insanabile che Di Maio, anche con l’appoggio di Grillo, sembra incapace di ricucire. La ricerca di identità continua, ma l’esito potrebbe essere l’opposto dello sperato. Se invece di trovarne una comune i pentastellati scoprissero di averne troppe, la convivenza potrebbe risultare più impossibile.