Svolta nel caso di una madre che nel 2017 era stata condannata per il tentato omicidio delle figlie. Avrebbe tentato di avvelenarle e per questo da 2 anni era in carcere. Ora una nuova perizia l’ha fatta scagionare.
La denuncia dei medici
Non è il primo caso di errore giustiziario in Italia. I fatti in questo caso risalgono a novembre del 2015, quando Marina portò la figlia di 3 mesi al pronto soccorso dell’ospedale Santobono di Napoli. La piccola Vittoria, dissero i medici, aveva avuto una crisi epilettica. Tuttavia, quando la stessa bimba finisce in coma il 29 gennaio 2016, nei dottori nasce il sospetto: la madre ha avvelenato la figlia. Nel suo sangue c’erano infatti tracce di sedativi e ammonio. La segnalano così al tribunale dei minori. A dicembre dello stesso anno, tocca invece all’altra figlia, Asia di 3 anni. Ricoverata all’ospedale pediatrico Bambino Gesù, i medici trovano benzodiazepine e anche in questo caso viene accusata la madre.
Per l’accusa aveva la sindrome di Polle
La donna di origini brasiliane viene portata in carcere a gennaio del 2017. L’accusa delle Procure di Roma e Napoli la accusano di tentato omicidio nei confronti delle 2 figlie. Fu eseguita anche una perizia psichiatrica, che rilevò la sindrome di Polle, disturbo che spinge un genitore a ferire un figlio per farlo credere malato. Secondo i pm, quindi, i malesseri delle figlie erano causati dalla madre in cerca di attenzioni.
Lei si è sempre proclamata innocente e, come riportato dal Corriere della Sera, ha dichiarato: “Ogni notte guardavo le sbarre della cella dov’ero rinchiusa: un dolore che nessuno potrà mai cancellare. Per difendermi avevo solo le mie parole“. Ora, però, è stata scagionata grazie a una nuova perizia.
Le figlie avevano un difetto genetico
Marina ha passato 2 anni e 10 mesi in carcere. Un periodo molto difficile, in cui ha subito anche un tentativo di linciaggio da parte di altre detenute e per questo è stata anche trasferita di carcere.
A luglio è arrivata la prima sentenza di assoluzione nei confronti del tentato omicidio di Asia, mentre ora anche i tribunali di Napoli e Roma l’hanno assolta con formula piena. Il motivo si deve alla scoperta di un genetista coinvolto dagli avvocati difensori. L’esperto ha infatti scoperto che le bambine soffrirebbero di una mutazione genetica molto particolare. Il corpo delle bambine, infatti, non riesce a espellere i principi attivi dei farmaci, il cui accumulo può causare tutti i sintomi dell’avvelenamento che hanno allarmato i medici. I sedativi trovati nel sangue a distanza di tempo, quindi, erano ancora quelli somministrati dall’ospedale.
La richiesta della madre
Marina quindi è stata assolta in quanto “il fatto non sussiste” ed è stata resa libera dopo quasi 3 anni di carcere. Adesso potrò riabbracciare non solo le 2 figlie, Vittoria e Asia, ma anche la terza, nata poco prima che la donna entrasse in carcere. Il Corriere della Sera ha riportato le sue parole dopo la liberazione: “Cerco giustizia, ma ora più di tutto fatemi riabbracciare le mie figlie“.