Vai al contenuto

Ponte Morandi, i giudici: “Volevano risparmiare sui costi di manutenzione”

Pubblicato: 04/12/2019 09:49

Un anno dopo il crollo del Ponte Morandi di Genova, che causò la morte di 43 persone, sono ancora tanti i nodi da sciogliere sul disastro. Nel novembre scorso, il Riesame aveva accolto la richiesta della Procura per l’interdizione dai pubblici uffici di alcuni tecnici e ora sono emerse le motivazioni di quella decisione.

Ponte Morandi: le motivazioni del Riesame

Per i giudici del Tribunale del Riesame, riporta Adnkronos, la misura dell’interdizione richiesta dalla Procura per alcuni tecnici (accolta nel novembre scorso) è “presidio minimo necessario” per arginare il rischio di “reiterazioni di delitti analoghi in relazione al delicatissimo tema della circolazione e dei trasporti”.

Nelle motivazioni di accoglimento, si legge ancora dall’agenzia di stampa, figura che “Aspi e Spea, legate al gruppo Atlantia e, pertanto, ai medesimi interessi della società controllante, paiono proiettati a una logica di risparmio sui costi di manutenzione“, evitando anche azioni “dell’organo pubblico di controllo, come la chiusura di tratti autostradali“.

È quanto messo nero su bianco dai giudici, nell’ambito della delicatissima inchiesta sui presunti falsi report sulle condizioni di alcuni viadotti, avviata dopo il crollo del Morandi.

Le condotte contestate

Secondo i giudici, dunque, ci sarebbero condotte illecite volte a preservare un tessuto di interessi che si innesterebbe in una serie di “motivi di stretta convenienza commerciale“.

Un orientamento, secondo il Riesame, che avrebbe permeato la gestione delle attività di manutenzione e sorveglianza da parte di Autostrade per l’Italia (Aspi) tramite la controllata Spea (azienda che si occupava del monitoraggio e della manutenzione delle infrastrutture per suo conto).

Nelle motivazioni, riporta ancora Adnkronos, si parla di condotte che vanno dalla “deviata qualificazione della natura degli interventi, alla disinvolta attribuzione dei voti circa i difetti delle opere ammalorate, la radicale omissione di ispezioni significative“. Un approccio che avrebbe contribuito all’occultamento di situazioni di potenziale e concreto rischio per la sicurezza pubblica e la viabilità.

Stando a quanto indicato dal Riesame, i controlli sul viadotto Polcevera sarebbero stati “esclusi da Spea tramite prescrizioni specifiche“. Il risparmio sui costi di manutenzione si sarebbe ottenuto con la falsificazione sistematica dei report sulle condizioni dei viadotti. Le valutazioni, di volta in volta, per i giudici sarebbero state ricopiate senza effettuare alcun controllo sulle strutture oggetto di analisi.