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Gli antidepressivi scaricati in acqua cambiano il comportamento dei pesci

Pubblicato: 07/12/2019 19:51

Una ricerca, condotta da un team della Monash University di Melbourne, ha messo in evidenza come il comportamento sociale dei pesci cambi in maniera sensibile qualora vengano in contatto con sostanze antidepressive. Questi farmaci, infatti, si trovano in quantità sempre maggiori nell’ambiente: gettati nelle acque di scarico, possono raggiungere i fiumi, contaminando l’ecosistema e le forme di vita che lo abitano. Precedenti studi si erano già concentrati sul problema ma, secondo i ricercatori, si tratta della prima volta che i disturbi comportamentali vengono notati a livello di gruppo.

Inquinamento ed effetto sui pesci

In una nota della Monash University il dottor Jake Martin, uno degli autori dello studio, ha spiegato quale sia l’elemento di novità presente in questi dati: “La nostra ricerca ha scoperto che l’antidepressivo fonte dell’inquinamento, la fluoxetina (il principio attivo di un noto farmaco in commercio, ndr), non ha alterato il comportamento dei singoli pesci, ma in un contesto di gruppo l’esposizione alla fluoxetina ha interrotto la frequenza delle interazioni aggressive e il consumo di cibo”. La scoperta è particolarmente significativa, da un lato perché sottolinea ancora una volta l’effetto dei farmaci scaricati nell’ecosistema, dall’altro perché rileva come l’impatto su alcuni animali si possa misurare solo prendendo in considerazione il gruppo nel suo complesso.

Cambiamenti nelle abitudini alimentari

I ricercatori hanno studiato le abitudini alimentari di un piccolo pesce d’acqua dolce, la gambusia. Per quanto riguarda i pesci che vivevano isolati, la concentrazione di fluoxetina non ha avuto effetti rilevanti sulle loro strategie di ricerca del cibo. I pesci che vivevano in gruppo, invece, hanno mostrato un cambiamento nella quantità di cibo consumato rispetto alla media. In altre parole, non è detto che l’assenza di effetti sul singolo animale, in una condizione di laboratorio, sia poi indicativa dell’impatto dell’inquinamento in uno scenario reale. Una prospettiva di cui si dovrà tener conto anche in futuro: “I nostri risultati suggeriscono che il contesto sociale può essere un fattore importante, ma spesso sottovalutato – ha concluso Jake Martin – in grado di influenzare l’effetto ecologico degli inquinanti chimici sulla fauna selvatica”.