Le ricerche su Google svelano più di quanto in realtà stiamo cercando. Se analizzati in massa, i dati possono rivelare quesiti insiti dell’uomo corrente, dubbi che ritornano ciclicamente, tormenti che asserragliano l’animo umano e che difficilmente si riesce ad intavolare ad un pranzo fra amici senza la paura di essere giudicati. Quello che non possiamo dire e chiedere ad alta voce, nell’era della tecnologia, lo chiediamo ai motori di ricerca.
Se ci interessiamo poi ad un tema tabù, quale è ancora il sesso, le domande sono continue, numerose, bizzarre e in continua crescita. Google, in questo campo, ha la possibilità di classificarle tutte, di scoprirle pur mantenendo l’anonimato e, quanto di più potente, può anche restituircele mettendoci del tutto a nudo.
Google conosce tutto delle nostre fantasie sul sesso
Come si poteva immaginare guardando nel proprio personale giardino, deleghiamo a Google tutti i quei dilemmi, quelle domande che pronunciate ad alta voce potrebbero metterci in imbarazzo, quelle curiosità che difficilmente saremmo capaci di toglierci a viso scoperto. L’anonimato ci rende forti, meno vulnerabili e più schietti eppure Google, in agenda si segna tutto. Il risultato? Un’infinità di ricerche “segrete” che smascherano l’uomo dell’era moderna dal razzismo al sesso, soprattutto sul sesso. Ad aver analizzato i big data di Google è stato un data scientist che sul New York Times ha “spiattellato” al mondo tutti i nostri pensieri occulti.
Domande, dubbi: gli imbarazzismi si confessano in anonimo
Così Seth Stephens Davidowitz si è immerso in un viaggio borderline tra Google e la psiche, tirando le somme con le competenze da analista ed economista. Parole, pratiche, domande, fantasie: su Google siamo esattamente quello che pensiamo quando nessuno ci guarda. Come messo in luce in una ricerca di questi anni dell’analista di big data, tra i quesiti più frequenti che vengono riproposti ciclicamente a Google c’è “Quante volte dovrei fare sesso con mio marito?” ma anche “Come si fa sesso orale?”. E se le domande sono tante, la curiosità e i desideri proibiti ci spingono in egual modo verso la barra di ricerca in cerca di fonti d’ispirazione, approfondimenti o semplicemente verso qualcuno che, come noi, ha avuto fantasie simili e dunque, domande simili. Sarebbe altamente sconcertante esordire in pubblico, magari ad un aperitivo tra colleghi, con “humping stuffed animals“, propriamente pratiche per “fare sesso con i peluche“, che secondo quanto analizzato da Davidowitz è stata una delle tante ricerche proibite che le donne hanno messo su Google.
Paese che vai, ricerche che trovi
Ci sono poi i dilemmi esistenziali, le preoccupazioni sugli odori rispettivamente di vagina e pene e chi invece cerca – gli uomini in cima – modi per fare del sesso orale da soli o come procurare l’orgasmo ad una donna. Incredibile pensare anche che, secondo quanto emerso dalle analisi di Davidowitz, spesso e volentieri la parola “matrimonio” su Google sia spesso associata a parole inusuali per convenzione come infelice, senza amore, senza sesso.
Affidandoci sempre alla conoscenza di Davidowitz, ovviamente le ricerche varierebbero poi nello specifico da Paese a Paese e parlando sempre di sesso, in India ad esempio le ricerche sono di molto diverse da quelle italiane. Sembra infatti che, tra le fantasie erotiche indiane, non essendo un’usanza sdoganata, risulti spesso la chiave di ricerca “donne che allattano”. Quanto messo più in luce però, al netto di tutta l’analisi ad opera dell’analista di big data, è come l’uomo per sua natura, nel reale, menta, menta spudoratamente cosa invece che non si riserva di fare tra le mura domestiche quando al buio si immerge nel mondo virtuale dove può essere sé stesso tra imbarazzismi, fantasie bizzarre e dilemmi annichilenti. Ed effettivamente, quello che di noi può dire Google, non potrebbe dircelo nessun altro.