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10 anni di provocazioni: dal 2010 al 2019, il monito dell’arte

Pubblicato: 13/12/2019 18:33

Viaggiare nel tempo si può. Sfogliando un giornale, rispolverando vecchie tendenze, fermandosi su come usiamo la lingua oggi, quali parole non ci risuonano più così desuete come lo erano un tempo. Un continuo ribollire, anno per anno, di innovazioni, invenzioni, amarcord. Un viaggio che è possibile fare anche nell’arte, estraendo dal cilindro del tempo che fu quanto più ci segnò, ci accompagnò per un lungo o breve viaggio, disarmandoci. Dal 2010 al 2019: 10 anni di avanguardie, installazioni scandalose e provocazioni artistiche.

L.O.V.E, il 2010 del provocatorio Cattelan

Volendo tracciare una mappa delle opere salienti di questi ultimi 10 anni, quelle che hanno fatto discutere e parlare di sé, ritorna spesso un nome: Maurizio Cattelan. Era proprio il lontano 2010 quando sorgeva al centro di piazza degli Affari di Milano, sede della Borsa meneghina, L.O.V.E. Libertà, odio, vendetta, eternità: l’opera che più comunemente si è fatta conoscere anche come Il Dito. Una scultura dall’alto tasso provocatorio – raffigurante per l’appunto un dito medio – ed eretta simbolicamente di fronte al mondo della finanza. Undici metri di quintali di marmo, di provocazione.

Nessuna provocazione ma puro linguaggio perfomativo quello che, nel 2010, aveva portato in scena l’eclettica Marina Abramović. È storia e arte ricordare uno dei suoi lavori più intensi, The Artist Is Present. L’artista, presente, silente, seduta di fronte ad un tavolino e ad una sedia vuota sopra la quale hanno seduto di fronte a lei oltre 1700 volti. Uno scambio di sguardi, un dedicarsi all’osservatore. Ed era sempre il 2010 quando, di fronte a lei, si sedette proprio di fronte a lei Ulay, l’amore della sua vita.

Il 2013 di The Fallen, evocazione e omaggio

Era il 2013 invece quando Jamie Wardley e Andy Moss, artisti inglesi, finivano sulle prime pagine con un progetto intenso, particolarmente evocativo. Un’installazione che ha visto 9mila sagome su una delle spiagge dello sbarco in Normandia proprio in occasione della Giornata Internazionale della Pace. Il progetto, The Fallen, si rese al tempo stesso omaggio ai civili, a coloro che nel 1944 in quella che viene ricordata come Operazione Nettuno, persero la vita.

Il 2015 delle “feci d’artista” di KATSU

Si può poi ricordare invece il 2015 come l’anno dello “scandaloso KATSU”, artista che opera nella città di New York e non solo. Fece molto parlare di sé ai tempi quello che è divenuto un celebre “feci d’artista”. Così infatti l’artista KATSU – apprezzato quanto disprezzato dall’opinione comune – è riuscito a smuovere la critica prendendo di mira il suo “antagonista” per eccellenza, niente meno che Zuckerberg. In quell’occasione infatti KATSU portò in scena un vero e proprio ritratto della mente di Facebook realizzato però con una “tempera” inconsueta, propriamente le sue feci.

Il ritorno di Cattelan nel 2016 con America

Arrivò poi di nuovo il 2016 e di nuovo, padrone della scena dell’arte contemporanea internazionale è il nostrano Cattelan con la sua America. Una scultura intrisa di satira: si tratta di un vero e proprio water (regolarmente attaccato alle tubature) ma realizzato in oro da 18 carati, opera che è stata proprio rubata in tempi recentissimi.

Ancora una volta una forte provocazione. Ma non solo Cattelan, il 2016 è stato anche l’anno di Christo con la sua installazione, The Floating Piers. Un progetto a tempo sul Lago d’Iseo: una lunga serie di passerelle che hanno permesso ai visitatori di camminare sul filo dell’acqua.

2017, “oscenità” e scandalo nel cuore di Parigi

Come dimenticare poi il rifiuto plateale da parte del Louvre di fronte all’opera messa in piedi da Atelier Van Lieshout ed esposta poi sempre nel cuore di Parigi, di fronte al Centro Georges Pompidou. Era il 2017 e per i vertici del Louvre l’opera, Domestikator, era decisamente troppo provocatoria per poter finire tra Monet e Leonardo. Si trattava nello specifico di una struttura cuboide raffigurante due persone nel pieno di un atto sessuale. 13 metri d’altezza di irriverenza, 30 tonnellate di struttura rossa. Numerose furono le critiche, volte soprattutto a sottolinearne l’oscenità, accusa che venne però respinta: “L’oscena è ovunque, la pornografia, purtroppo, è ovunque, certamente non in quest’opera d’arte, quest’opera d’arte è divertente, è un cenno evidente al rapporto di astrazione e pittura figurativa“, aveva tuonato il direttore del museo Bernard Blistene.

Il mutismo del 2018 di fronte all’autodistruzione di Banksy

Non si può parlare di 2018 e non nominare uno degli artisti più noti al mondo in tema di arte contemporanea, il visionario e incredibile Banksy. Anche qui, una provocazione di fondo che in un primo momento destabilizzò i presenti. Una performance disattesa e a distanza: un momento iconico nel suo genere, unico. Chi si può dimenticare quando, nel 2018, tutti rimanemmo sconcertanti nell’apprendere che il celebre La bambina con il palloncino – simbolo di Banksy – durante un’asta di Sotheby’s, poco dopo il battere del martelletto, aveva cominciato ad autodistruggersi. “The urge to destroy is also a creative urge“, aveva commentato l’artista sconosciuto, “la voglia di distruggere è anche un impulso creativo“.

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Street Art at the Stuttgart Museum ?

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Mala tempora currunt: la fame d’arte con Comedian

E arriviamo ai tempi recenti, l’hic, molto hic e come potevamo quasi immaginarcelo, anche nel presente corrente c’è lo zampino di Cattelan. Si chiamava – e non si può chiamare più dopo che un “affamato d’arte” se l’è mangiate – Comedian l’ultima dissacrante opera dell’artista padovano. Una semplicissima banana attaccata ad una parete per mezzo di un pezzo di scotch da 120mila dollari.