Mai sentito parlare di sindrome aerotossica? Il termine certo non è tra i più antichi e non viene annoverato prima degli anni 2000 quando Jean Christophe Balouet e Chris Winder lo coniarono per la prima volta. Di cosa si tratta? È facilmente immaginabile: si tratta di tutti quegli effetti negativi che può avere sulla salute dell’uomo viaggiare per lungo o breve tempo all’interno della cabina pressurizzata degli aerei.
La sindrome aerotossica
Sì, viaggiare! Diceva Battisti, ma a che prezzo? No, per una volta non stiamo facendo i conti in tasca alle compagnie aeree che spesso e volentieri gonfiano i prezzi dei voli in relazione alle date più gettonate – prassi da mercato – ma di quanto può costarci in termini di salute viaggiare in aereo. Proprio così infatti, non tutti saranno a conoscenza dell’esistenza di una particolare sindrome chiamata sindrome aerotossica. Secondo quanto messo agli atti da Chris Winder e Jean Christophe Balouet, viaggiare per lungo o breve tempo all’interno di una cabina pressurizzata, proprio come quella degli aerei, e respirando dunque l’aria al suo interno potrebbe avere spiacevoli ripercussioni sul nostro fisico.
Il muro di silenzio e la mancanza di uno studio
Una sindrome che è stata più volta presa in considerazione dagli esperti e che, dal 2013, la medicina ha deciso di non riconoscerla più a seguito di numerosi test dall’esito negativo. Tuttavia però, come recentemente portato alla luce da Le Iene, per quanto non esista un vero e proprio studio scientifico a riguardo, c’è il sentore tra chi lavora in queste condizioni che qualcosa accada. A preoccupare è sempre stata l’ipotesi che l’aria, filtrata dall’esterno, nell’introdursi nella cabina trasporti con sé diverse sostanze potenzialmente tossiche come quelle presenti nelle perdite di olio e dei lubrificanti, a stretto contatto con le turbine. Per ora un rischio, un’ipotesi che manca di scientificità tale da chiedere espressamente al Parlamento europeo di incoraggiare studi in questa direzione.
Attorno alla sindrome, al momento, come evidenziato anche da Le Iene, c’è un muro di silenzio. C’è chi conferma, chi si nega, chi invece ne nega l’esistenza: posizioni differenti tra chi sembra non voler parlare, chi non poter parlare e chi semplicemente fa di tutto per lasciar intendere che effettivamente, l’aria all’interno degli aerei non sia così limpida.