Vai al contenuto

No ai test sugli animali: la crudeltà e l’orrore dentro ai laboratori di ricerca

Pubblicato: 17/12/2019 14:40

Le alternative a questi esperimenti esistono già ed alcune sono state sviluppate da Centri di ricerca e Università italiane“, si legge nell’ultimo appello che la LAV, Lega anti vivisezione, lancia al Ministro Roberto Speranza chiedendogli di non rimandare una data importante, quella del 1° gennaio: giorno in cui dovrebbe entrare in vigore la legge per fermare i test sugli animali. A rinforzare la tesi, numerose e tangibili prove degli orrori e della crudeltà che si agita dietro studi scientifici, nei laboratori durante i test sugli animali talvolta nemmeno necessari, talvolta solamente disumani di fronte ad un’alternativa che, nei fatti, esiste.

LAV, l’appello per fermare i test sugli animali

Sono diversi gli esempi che porta in campo la LAV a sostegno dell’appello che lancia ancora una volta al Ministro della Salute, Roberto Speranza. La Lega anti vivisezione porta in luce i retroscena di studi e ricerche, italiane e non solo, la drammatica esperienza di chi ha lavorato all’intero dei laboratori dove tuttora i test sugli animali sono consuetudine, disumana crudeltà. Tra gli esempi calzanti portati in luce dalla LAV, l’esperienza personale di una studentessa dell’Ithaca College che ha deciso di fare della sua pratica un’esperienza fruibile anche per terzi, raccontando il dramma della vita in laboratorio.

Condizioni deplorevoli, uccisioni, incuria

Non manca di nulla il suo resoconto: dal dolore delle madre dei topi a cui venivano strappati i piccoli per più volte, per più tempo proprio per ricreare il trauma infantile in ambito di esperimenti sugli abusi in età pediatrica, alle deplorevoli condizioni in cui venivano condannati a vivere gli animali: ammucchiati in scatole inadatte, piccole, affollate. Ma c’è largo spazio per raccontare anche di topi cui le teste venivano tagliate con le forbici. A questo drammatico quadro si aggiunge la consapevolezza di una crudeltà non necessaria. Come scrive la studentessa in The Good Men Project – The Truth of Animal Testing: “Forse la parte più triste di tutto ciò è che non abbiamo aiutato nessuno. Gli studi che stavamo conducendo non hanno aggiunto nulla di nuovo o di utile al campo di ricerca e tutta quella sofferenza, quella morte, erano essenzialmente inutili”. Sempre la stessa ricercatrice: “Ci sono tonnellate di alternative alla sperimentazione sugli animali“.

Topi per testare gli effetti dell’abuso di alcolici

Sempre la LAV cita poi uno studio italiano, Alcohol Pattern Consumption Differently Affects the Efficiency of Macrophage Reverse Cholesterol Transport in Vivo, uno studio volto a valutare gli effetti sull’assunzione di alcolici su una precisa proteina legata al colesterolo. Una ricerca che ha richiesto numerosi test sui topi a cui sarebbero stati somministrati circa 168 g di alcol al giorno, “che equivarrebbero a 14 birre” scrive la LAV. Ma non mancano anche topi a cui sono stati fissati cateteri attraverso i quali sono state iniettate sostante nella loro giugulare e altri topi ai quali sono stati ripetutamente iniettate dosi di alcol per due giorni direttamente nell’addome. Quest’ultimo, un test all’interno di uno studio volto alla valutazione degli effetti dell’abuso degli alcolici sugli adolescenti. Ancora una costante, prima di chiudere il ciclo: ogni sofferenza che subisce un animale all’interno dei laboratori, cessa solamente con l’ultimo step che è sempre l’uccisione.

Nel denunciare ancora una volta tutto questo, la LAV chiede al Ministro Speranza di non indugiare ancora facendo entrare in vigore già dal prossimo 1° gennaio 2020, la legge che vieta in Italia di fare test sugli animali.

Ultimo Aggiornamento: 17/12/2019 14:46