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La Lega cambia pelle: è l’era Salvini, ma la vecchia guardia resiste

Pubblicato: 21/12/2019 17:12

Il congresso speciale della Lega a Milano ha votato all’unanimità l’approvazione del nuovo statuto, creando di fatto due “Leghe”. La nuova, nazionalistica, è il partito di Matteo Salvini, il cui nome è presente dal 2018 al posto di quel “Nord” di cui l’ex ministro ha voluto liberarsi per aprire la strada alla Lega in tutta Italia. Rimane poi l’altra Lega, quella della Padania, più per necessità legali che per nostalgia. Come ha evidenziato sottilmente Roberto Calderoli, restano infatti gli impegni con la Procura di Genova“, ovvero la restituzione dei 49 milioni di rimborsi elettorali. Ha partecipato a questa rinascita anche lo storico fondatore Umberto Bossi, il quale ha però messo in guardia Salvini: il partito non è ancora una sua creatura. Almeno la parte che resiste all’afflato sovranista e che conserva le velleità federaliste.

Nasce la Lega salvinista, ma non fa felici tutti

Nel suo intervento Matteo Salvini ha reso chiaro l’intento: “C’è bisogno di un movimento vispo, operativo, snello, al passo coi tempi, che coinvolga segretari di sezione, segretari nazionali… Aprire, con intelligenza, ma aprire. Non possiamo lavorare con il 30% dei voti e qualcuno ragionare come se fossimo ancora al 4% guardando in cagnesco quello più bravo di noi, lasciandolo fuori perché magari il sindaco la prossima volta lo fa lui. Chi ragiona così fa il male del movimento“.

Una frecciatina alla “vecchia guardia” che guarda con sospetto alla Lega nazionale, lontana dal federalismo padano. “Dobbiamo essere coscienti del fatto che siamo in battaglia, e quindi le modifiche allo statuto sono fondamentali. Serve un movimento snello, orgoglioso delle sue radici, ma che guarda avanti. Orgogliosi delle nostre radici, ma coi piedi e la testa che guardano al futuro. Chi vive solo di passato è morto. La sfida è globale“.

Bossi avverte: “A Salvini viene concesso, non è lui che impone”

La nuova linea del leader non va giù a tutti e all’Hotel Da Vinci di Milano sono vistose le assenze. Tra queste spicca Roberto Maroni, figura storica della Lega che fu del Nord. Forse proprio a lui era indirizzata una frecciatina di Salvini: “Chi ha di meglio da fare che venire al congresso del partito che l’ha fatto diventare parlamentare non ha capito niente“. Il malumore di Maroni l’aveva però spiegato lui stesso: “Se Matteo Salvini non ascolterà il Nord, il partito diventerà leninista“, ha dichiarato alla Stampa.

Presente al congresso Umberto Bossi, che ricoprirà la carica di presidente a vita del Movimento. Il Senatùr durante il suo intervento ha ridimensionato la presa di potere di Salvini: “I giornalisti mi hanno chiesto se oggi è il funerale della Lega. Col c***o il funerale, non c’è nessun funerale alle porte“. La Lega, continua Bossi, “è il partito nazionale dei popoli del Nord. Sono contento di dirvi che non si chiude nessuna Lega, questo congresso dà la possibilità di avere il doppio tesseramento, sarà possibile essere iscritti alla Lega e alla Lega per Salvini“. E questo per gentile concessione: “siamo noi che concediamo non è Salvini che ci impone. Salvini non può imporci un c***o lo diciamo con franchezza“. Giù le mani anche dal simbolo: “Se Salvini vuole avere il simbolo della Lega nel partito che sta facendo, deve raccogliere le firme“.

Ultimo Aggiornamento: 23/12/2019 11:57