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Fioramonti dopo le dimissioni: “Sarebbe servito più coraggio” e il Governo trema

Pubblicato: 27/12/2019 09:37

Il Governo vive un ennesimo periodo difficile. A scuotere il natale dalle fondamenta ci ha pensato Lorenzo Fioramonti le cui dimissioni sono finite sulle prime pagine dei giornali dalla notte del 25 dicembre. L’ormai ex ministro dell’Istruzione ha detto addio al suo Ministero dopo che i 3 milioni che aspettava per la scuola non sono arrivati.

La verità di Fioramonti

Le parole di Fioramonti arrivano via Facebook, dopo che ormai la notizia era filtrata: “Le ragioni sono da tempo e a tutti ben note: ho accettato il mio incarico con l’unico fine di invertire in modo radicale la tendenza che da decenni mette la scuola, la formazione superiore e la ricerca italiana in condizioni di forte sofferenza“, le cose però non sono andate come immaginava. “Non è stata una battaglia inutile“, sottolinea “e possiamo essere fieri di aver raggiunto risultati importanti: lo stop ai tagli, la rivalutazione degli stipendi degli insegnanti (insufficiente ma importante), la copertura delle borse di studio per tutti gli idonei, un approccio efficiente e partecipato per l’edilizia scolastica, il sostegno ad alcuni enti di ricerca che rischiavano di chiudere e, infine, l’introduzione dell’educazione allo sviluppo sostenibile in tutte le scuole (la prima nazione al mondo a farlo)“.

I risultati ottenuti però non bastano: “La verità, però, è che sarebbe servito più coraggio da parte del Governo per garantire quella “linea di galleggiamento” finanziaria di cui ho sempre parlato, soprattutto in un ambito così cruciale come l’università e la ricerca. Si tratta del vero motore del Paese, che costruisce il futuro di tutti noi. Pare che le risorse non si trovino mai quando si tratta della scuola e della ricerca, eppure si recuperano centinaia di milioni di euro in poche ore da destinare ad altre finalità quando c’è la volontà politica“.

Le proteste dentro il Governo

Sembra che al Movimento 5 stelle la decisione di Fioramonti proprio non sia andanta giù. Sembra che alcuni dei parlamentari pentastellati siano anche passati all’attacco: “Tre miliardi? Cominciasse lui a restituire i 70 mila euro che ci deve“, riferisce il Corriere della Sera.

Il ministro per la Pubblica amministrazione Fabiana Dadone, del MoVimento 5 stelle, risponde alle dimissioni con un lungo post su Facebook in cui non fa mai il nome di Fioramonti, ma il riferimento è chiaro: “Governare è difficile, perché riduce al nulla gli slogan o le promesse senza criterio. Governare non è per tutti, perché bisogna parlare poco e lavorare molto. Governare spesso non è trendy, non è pop e non è ‘social’“. E ancora: “Il coraggio in politica è anche ammettere che non si è in grado di governare, è saper chiedere scusa se non si ha più coraggio. Il resto non è certamente coraggio, sono scuse, incapacità, protagonismo, gossip“.

Le parole della Meloni

Non sentiremo la mancanza del ministro Fioramonti, che avrebbe dovuto rassegnare le sue dimissioni già da tempo per i suoi post ignobili e deliranti contro le Forze dell’Ordine e le donne. Lo ha fatto solo dopo l’approvazione della manovra, ammettendo il fallimento su scuola e università di un Governo guidato da un professore“, scrive la Meloni su Facebook. “E ora questo Governo faccia un altro bel regalo agli italiani: vada a casa“, attacca.

La replica di Fioramonti dopo gli attacchi

AGGIORNAMENTO DELLE 13.54 – Fioramonti non ci sta e appena qualche momento fa ha publicato su Facebook un nuovo post in cui si dice sconcertato per gli attacchi ricevuti: “Credo che sia la prima volta nella storia del nostro Paese che un Ministro della Repubblica venga criticato perché ha fatto ciò che aveva annunciato“. La cosa che però sembra infastidirlo maggiormente non sono le accuse che vengono dagli altri partiti, ma quelli che arrivano dal suo: “Quello che mi stupisce, però, è che tante voci della leadership del M5S mi stiano attaccando in questo momento. E per che cosa? Per aver fatto solo ciò che ho sempre detto. Mi sarei in realtà aspettato il contrario: sarebbero dovuti essere loro a chiedermi di onorare la parola data favorendo le dimissioni, invece di chiedermi di fare quello che i politici italiani hanno sempre fatto: finta di niente“.

Non si tira indietro e risponde anche nel merito a chi gli rinfaccia dei presunti rimborsi non versati: “Dopo aver restituito puntualmente per un anno, come altri colleghi, ho continuato a versare nel conto del Bilancio dello Stato e le mie ultime restituzioni saranno donate sul conto del Tecnopolo Mediterraneo per lo Sviluppo Sostenibile, un centro di ricerca pubblico che – da Viceministro prima e da Ministro poi – ho promosso a Taranto, una città deturpata da un modello di sviluppo sbagliato“. Poi conclude: “Ho chiesto a tutto il governo di fare di più per finanziare il Tecnopolo, che ad oggi riceve un esiguo finanziamento annuale di 3 milioni, perché è forse il segno più concreto per una comunità civica che – come tutti noi – ha bisogno di futuro. Sarebbe un piccolo gesto per dimostrare che la ricerca, soprattutto quella che può migliorare la qualità della vita, ci sta davvero a cuore“.

E mentre nel MoVimento si litiga, le opposizioni chiedono a Conte di riferire in Parlamento.

Ultimo Aggiornamento: 27/12/2019 14:02