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Padova, la madre del bimbo scosso è indagata per omicidio preterintenzionale

Pubblicato: 08/01/2020 12:19

Le indagini sul bambino di 5 mesi morto perché troppo scosso dalla madre, sono arrivate ad una prima piccola svolta. A seguito del decesso del piccolo, infatti, la madre ora è indagata per omicidio preterintenzionale e rischia fino a 18 anni di carcere.

Cercava di fargli prendere sonno

Il drammatico caso è successo poco prima di Natale, il 21 dicembre, a Mestrino in provincia di Padova. Qui una madre di 29 anni ha scosso il bimbo di 5 mesi perché non dormiva, tuttavia l’ha fatto troppo violentemente e il piccolo è deceduto. Prima di spirare, tuttavia, ha passato una settimana di agonia in coma, quindi la decisione di staccare le macchine e donare gli organi.
Oggi, 8 gennaio, si terranno i funerali del bambino, ma le indagini stanno andando avanti e puntano ad acclarare le responsabilità della madre, indagata per la sua morte.

L’ipotesi del blackout momentaneo

Sin dai primi momenti, la posizione della madre 29enne è sembrata delicata. Sembra appurato infatti che sia stata lei a scuotere violentemente il bambino, nel tentativo di farlo addormentare. Movimenti troppo bruschi che hanno causato seri danni interni al figlio, che ha sofferto della cosiddetta “sindrome del bambino scosso“.
Secondo quanto riportato in precedenza, la donna non si capaciterebbe di quanto fatto e si è ipotizzato anche un blackout momentaneo. I ricordi della donna, secondo il legale, sarebbero confusi. Tuttavia, ora risulta indagata non solo per lesioni, ma per omicidio.

Indagata per omicidio preterintenzionale

Come riporta Il Gazzettino infatti, il pm titolare del fascicolo Roberto Piccione ha deciso, a seguito della morte del bambino, di cambiare il reato per il quale risulta indagata la madre. Non più lesioni gravissime, quindi, ma omicidio preterintenzionale.
Nell’ordinamento giuridico italiano, con tale reato si applica quando la morte sopraggiunge a seguito di percosse o lesioni personali. Il reato si configura quindi quando chi esegue le percosse vorrebbe causare l’effetto minore, ma ottiene invece la morte della vittima. Se ritenuta colpevole, la donna potrebbe finire in carcere per 10-18 anni.

Sta ora alle indagini, con l’aiuto degli esami autoptici, ricostruire gli avvenimenti a certificare il grado di violenza impressa dalla madre che, blackout o meno, ha causato la morte di suo figlio.