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Sinisa Mihajlovic racconta a cuore aperto la battaglia contro la leucemia

Pubblicato: 18/01/2020 18:33

Una battaglia lunga, difficile, impervia ma affrontata, come suo solito, con grande carattere e determinazione. Sono mesi intensi quelli che sta vivendo Sinisa Mihajlovic, allenatore del Bologna, colpito da una grave forma di leucemia annunciata in conferenza stampa il 13 luglio scorso. Quest’oggi a Verissimo grandi emozioni con il tecnico serbo, che si racconterà in una lunga intervista a Silvia Toffanin.

Il lungo racconto di Sinisa Mihajlovic

Il racconto di Sinisa Mihajlovic della lunga battaglia che sta affrontando è un momento davvero intenso e complicato. L’allenatore del Bologna, a Verissimo, rivela a cuore aperto le sue sensazioni sul delicato momento che sta attraversando: “Io pensavo di non potermi mai ammalare perché la gente fuori pensava ‘Ma come fa ad ammalarsi uno come Sinisa? È forte’. Il problema è stato che non potevo sfogarmi con nessuno, non potevo dire nulla a mia moglie per non farla preoccupare perché ancora non sapevamo fosse leucemia. Poi abbiamo fatto gli esami ed è arrivata la notizia. Sono stato chiuso due giorni in camera e sono stati i più brutti della mia vita. Dovevo buttare fuori tutta l’energia negativa e mi sono lasciato andare. Dopo questi due giorni ho deciso di andare dritto per la mia strada e abbiamo anticipato di un giorno l’entrata in ospedale perché non vedevo l’ora di cominciare le cure. Io fino al 20 maggio mi allenavo sempre, alla fine del campionato giocavo a paddle e non sentivo nessun disturbo“.

Il momento più buio: “Mi disse che era leucemia

Sinisa Mihajlovic racconta il momento più buio, quando è venuto a conoscenza della grave forma di leucemia che lo ha colpito lo scorso luglio: “Il dottore voleva fare a tutti i costi la risonanza magnetica, l’abbiamo fatta e quando è uscito mi ha detto che sicuramente dovevo avere una grande soglia di sopportazione del dolore perchè tutta la parte del bacino era infiammata. Pensavo che la macchina fosse rotta, non sentivo nulla e non avevo mai visto una risonanza magnetica così. Gli chiesi di dirmi subito cosa fosse e mi disse che era leucemia. Il dottore mi disse che se era 20 anni fa ero spacciato, invece adesso con i progressi che abbiamo fatto si può guarire“.

Il racconto alla famiglia

Una verità dura, complicata da digerire e soprattutto da raccontare alla componente fondamentale della vita di Mihajlovic: la famiglia. Il tecnico del Bologna rivela: “A mia moglie non sapevo cosa dire, non potevo dirle che non andavo in ritiro perciò le ho detto che mi sentivo un po’ strano, mi sentivo la febbre. A lei in quel momento sembrava strano, ma lasciò passare. Poi ho fatto l’esame e verso la sera i dottori mi hanno detto che era leucemia. Erano in Sardegna, le chiamai per dirle che a casa ci saremmo sentiti. L’ho poi detto a lei, e poi ai miei figli. Dire queste cose al telefono è brutto, però meglio dirlo che non dirlo. Il giorno dopo hanno preso l’aereo e sono tornate a casa“.

L’esordio in campionato: “Sembravo un morto che cammina

Sinisa Mihajlovic prosegue il suo racconto: “Il primo ciclo di cure è durato 43 giorni e non sapevo cosa mi aspettava, ero incuriosito ma sicuro di vincere questa battaglia. Il primo giorno è stato difficile, perché ero anche malato e mi sono venuti gli attacchi di panico. Volevo prendere la sedia, rompere la finestra e prendere un po’ di aria. I primi 43 giorni sono stati i peggiori“. Ma, per il primo appuntamento in campionato, i dottori gli hanno concesso di fare il suo ingresso in agosto sul campo dell’Hellas Verona in occasione della prima giornata di campionato, per sostenere il suo Bologna. Un momento che il tecnico ricorda con queste dichiarazioni: “Sembravo un morto che cammina. Dovevo esserci. Quando uno è testardo e crede in se stesso non esistono cose impossibili. Non potevo mancare alla promessa, cerco sempre di mantenerle anche se sembrano impossibili. Anche alla conferenza stampa volevo essere subito chiaro e dire le cose come stanno. Tanta gente si vergogna di farsi vedere in quello stato, ma io non me ne vergogno perché fa parte della vita. Così come non mi definisco un eroe, sono un essere umano con i suoi pregi e i suoi difetti“.

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Ultimo Aggiornamento: 20/01/2020 08:41

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