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Reggio Calabria, furbetti del cartellino: dopo il timbro slot-machine e relax

Pubblicato: 22/01/2020 12:31

Nel mirino della Guardia di Finanza finiscono ancora una volta presunti furbetti del cartellino. Emerge quest’oggi l’operazione ribattezzata “Polo sanitario” che riguarda numerosi dipendenti dell’Azienda sanitaria provinciale di Reggio Calabria che, dopo aver timbrato il cartellino sono stati ripresi allontanarsi per giocare alle slot-machine, andare in chiesa o girovagare per la città.

Furbetti del cartellino tra slot machine e giri in centro

Un modus operandi reiterato nel tempo quello ripreso dagli agenti e investigatori della Guardia di Finanza che, coordinati dalla Procura di Palmi diretta da Ottavio Sferlazza, hanno così inchiodato con prove numerosi dipendenti dell’Asp, Azienda sanitaria provinciale di Reggio Calabria. Sono 13, secondo quanto confermato da Ansa, i dipendenti contro i quali sono state emesse misure cautelari mentre altri 25 dipendenti risultano indagati.

Una storia, purtroppo, già ben nota alla cronaca e che si ripete nei luoghi e negli spazi più disparati. Avrebbero dovuto timbrare il cartellino e poi lavorare ma, tra dire e il fare c’è di mezzo un presunto inganno su cui indaga la Finanza. Secondo quanto raccolto dagli agenti di fatto, dopo aver timbrato il cartellino tutto si sarebbe potuto verificare fuorché recarsi sul posto di lavoro. C’è chi ne approfittava per allontanarsi e giocare alle slot-machine, chi invece si aggirava per la città indisturbato girovagando per negozi, chi invece dedicava tempo e impegno a leggersi in tutta tranquillità il giornale e chi ancora ne approfittava per svolgere commissioni al supermercato o per andare in chiesa o funerali.

Prove, video e pedinamenti: le prove della GdF

Contro gli indagati le prove portate sul tavolo dell’inchiesta dalla GdF: intercettazioni, riprese, video, servizi di osservazione che hanno portato allo smascheramento insieme anche ad appostamenti e pedinamenti. Quanto contestato al momento non è solamente la reiterata ed ingiustificata assenza dal luogo di lavoro ma anche l’inoperosità quotidiana: molti dipendenti, dopo aver timbrato il cartellino, anche sul posto di lavoro non avrebbero lavorato ma stazionato per lunghe ore nell’atrio esterno. Al mancato lavoro, si aggiunge anche l’accusa di aver attestato falsi straordinari.