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Stalking, Giorgia Meloni testimone a processo: “Temo per mia figlia”

Pubblicato: 29/01/2020 13:53

Ho paura per mia figlia“: sarebbe questo uno dei passaggi della testimonianza di Giorgia Meloni nel corso del processo a carico dell’uomo che, nel luglio scorso, fu arrestato con l’accusa di stalking nei confronti della leader di FdI. Una vicenda che l’ha turbata profondamente e davanti alla quale non nasconde le sue preoccupazioni.

Stalker a processo: parla Giorgia Meloni

La testimonianza di Giorgia Meloni davanti ai giudici chiamati a esprimersi sull’uomo accusato di stalking nei suoi confronti ricalca il dramma vissuto dalla leader di FdI.

L’Ansa ha pubblicato un passaggio chiave delle sue dichiarazioni in aula: “Ho paura per mia figlia che ha appena 3 anni. La notte non dormo per questa vicenda, per le minacce che quest’uomo mi ha rivolto via Facebook“.

Secondo la ricostruzione dei fatti, l’uomo, arrestato nel luglio scorso e oggi alla sbarra, avrebbe sostenuto che la bambina era sua e che la Meloni gliel’avesse strappata.

Sosteneva che prima o poi sarebbe venuto a riprendersela a Roma“, ha aggiunto l’esponente di Fratelli d’Italia, davanti alla prima sezione penale.

Ripercorrendo un incubo che si sarebbe protratto per diversi mesi, Giorgia Meloni non avrebbe nascosto di aver cambiato il suo modo di vivere dopo l’accaduto.

Arrestato dalla Digos nel luglio scorso

L’imputato fu arrestato nel luglio scorso dalla Digos di Roma e sottoposto alla misura dei domiciliari. Il mio stato d’ansia è enormemente cresciuto – ha detto la Meloni, riporta Ansaperché ho dovuto prendere particolari cautele“.

La leader di FdI, parte civile nel procedimento, avrebbe anche aggiunto che sua sorella ricevette un video dal contenuto intimidatorio “riconducibile all’imputato“, persona a loro del tutto sconosciuta e poi finita nel mirino delle indagini. Il mio modo di vivere è ovviamente cambiato. Ho paura“, ha dichiarato ai giudici.

L’arresto dell’uomo – che avrebbe anche minacciato di raggiungerla a Roma – risale al 31 luglio 2019, dopo la denuncia della parlamentare che avrebbe subito atti persecutori per mesi.