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Napoletani scomparsi in Messico: scarcerato il boss implicato nel rapimento

Pubblicato: 12/02/2020 12:54

È tornato in libertà Josè Guadalupe Rodriguez Castillo, detto “el Quince”, l’uomo accusato di essere il responsabile della sparizione di Raffaele e Antonio Russo e di Vincenzo Cimmino, i tre napoletani scomparsi in Messico nel gennaio del 2018.

“El Quince” torna in libertà

A dare la notizia tramite è stato l’avvocato Claudio Falleti, rappresentante per l’Italia dell’Organizzazione Mondiale degli Avvocati e legale delle famiglie dei tre uomini scomparsi. Come riporta Sky TG24: “La fonte è certa – ha detto l’avvocato – così come lo sono i giornali messicani i quali riferiscono anche che il Quince e i suoi uomini si sono resi responsabili di un’imboscata ai danni di 40 poliziotti, lo scorso 15 ottobre 2019, uccidendone 13. Abbiamo bisogno che qualcuno abbia il coraggio di interessarsi veramente della vicenda, perché la questione riguarda poliziotti messicani, rappresentanti dello Stato, che vendono cittadini italiani per 43 euro“.

L’uomo non si spiega “per quale ragione il suo arresto non sia stato convalidato“. La Polizia statale avrebbe anche diffuso la foto dei volti dei responsabili, chiedendo aiuto alla popolazione dietro ricompensa.

Secondo l’avv. Falleti non c’è un solo colpevole

Quante sono le responsabilità in questa vicenda?”, si chiede ancora l’avvocato Falleti, che ci tiene a ricordare la totale assenza di risposte da parte delle autorità. Come “riguardo il ritrovamento delle auto dei nostri connazionali, sulle quali erano state rinvenute tracce di capelli e impronte digitali inviati ad analizzare e i cui risultati non sono mai pervenuti ai legali“.

Le accuse sono pesantissime, Faletti punta il dito anche contro il governo italiano: “L’attenzione è stata alta solo nell’immediatezza dei fatti, poi si sono dimenticati dei loro connazionali. Siamo ancora in attesa di una chiamata della Farnesina e di una solidarietà che non è mai stata espressa da coloro che ci rappresentano. Ribadisco con forza il concetto che ci sono cittadini di serie A e serie B. Sono passati due anni e la famiglie vivono con il tormento continuo, i figli crescono chiedendo dei propri genitori“.

L’avvocato conclude il discorso quasi con amarezza: “Se un rappresentante delle forze dell’ordine italiane avesse venduto un cittadino di un altro Paese alla malavita l’Italia sarebbe stata attaccata, accusata, umiliata. Succede il contrario e a noi va bene così”.