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Lisa Gabriele non si è suicidata: la svolta grazie al ritrovamento del Dna

Pubblicato: 17/02/2020 14:51

Sono passati 15 anni da quel 9 gennaio 2005, quando Lisa Gabriele fu trovata senza vita, dopo una segnalazione anonima, nei boschi tra Montalto Uffugo e Rende (Cosenza). Oggi, la tesi del suicidio sta per crollare.

Il misterioso “suicidio” di Lisa

Un caso rimasto inspiegabilmente archiviato per 15 anni. Secondo le ricostruzioni, quel giorno Lisa è uscita di casa diretta alla motorizzazione di Cosenza per prendere i documenti della sua auto. La ragazza non è però più tornata a casa.

Il suo corpo venne poi ritrovato nelle vicinanze della sua Fiat Cinquecento, in un bosco nel comune di Montalto Uffugo. All’interno dell’automobile gli agenti trovano psicofarmaci, due bottiglie di alcolici vuote e un biglietto di addio. L’ipotesi suicidio viene però ben presto scartata dall’autopsia, secondo la quale Lisa non ha assunto alcool né droghe, e la sua morte è avvenuta per soffocamento, con un cuscino.

Il caso però, benché bollato come suicidio è stato mantenuto aperto dalla famiglia della ragazza. Grazie all’aiuto di un investigatore privato, i familiari di Lisa hanno scoperto delle manomissioni sulla scena del delitto: impronte cancellate dalla bottiglia e la lettera di addio contraffatta (come confermato dalla perizia calligrafica).

La lettera anonima che ha riaperto il caso

A buttare benzina sul fuoco ci ha pensato una lettera anonima, giunta agli inquirenti il 28 ottobre 2018 e resa pubblica durante la trasmissione Chi l’ha visto. Nella missiva, piena di dettagli riguardanti la morte della ragazza, si parla chiaramente del coinvolgimento di un poliziotto della stradale con il quale Lisa pare portasse avanti una relazione clandestina.

La 22enne pare fosse l’amante del poliziotto, all’epoca dei fatti fidanzato con la sua attuale moglie. Si tratterebbe individuo che già qualche mese prima del delitto l’avrebbe picchiata mandandola all’ospedale, dopo che Lisa si era presentata sul posto di lavoro dell’uomo fingendo di essere incinta per non essere lasciata. Secondo la lettera due amici dell’uomo, un medico e un carabiniere, lo avrebbero aiutato a depistare le indagini.

“La verità sulla fine di Lisa è a un passo”

In seguito alla lettera il procuratore capo di Cosenza, Mario Spagnuolo, ha ordinato la riapertura del caso e la riesumazione della salma, oltre a ulteriori analisi sui reperti. E da sotto le unghie di Lisa gli specialisti sono riusciti ad estrarre tracce di DNA attribuibili all’assassino. La ragazza si è quindi difesa, graffiando il suo assassino.

Il procuratore Spagnuolo ha dichiarato alla Gazzetta del Sud: “Siamo fiduciosi di poter risolvere questo caso grazie all’articolato lavoro investigativo in corso. La verità sulla fine di Lisa è a un passo”. Come riportato dal giornale, i due specialisti che si sono occupati delle analisi sono il criminalista Luca Chianelli e il genetista Emiliano Giardina, lo scienziato che è riuscito a risolvere il caso di Yara Gambirasio.