Vai al contenuto

Parla il padre di Achille Lauro: “Mi sono allontanato, oggi sono fiero di lui”

Pubblicato: 17/02/2020 14:13

Mai come in questi giorni il passato di Achille Lauro è sotto la lente d’ingrandimento. Dopo aver portato alla luce gli aneddoti di un’adolescenza difficile, al limite della legalità, e aver passato al setaccio l’albero genealogico di una famiglia che si è rivelata composta da alti funzionari, è ora il padre del cantante, Nicola De Marinis, a parlare. L’uomo, magistrato della Cassazione, ha raccontato alcune dinamiche difficili con il figlio con cui si sono alternati periodi di allontanamento e ricongiungimento.

“Mi sono allontanato perché le incomprensioni erano tante”

Una famiglia difficile, quella di Lauro. Perché non solo la strada, ma anche il peso delle aspettative, possono provocare sbandamenti. Con il nonno prefetto, lo zio in politica e il padre avvocato e professore universitario pubblicato quattro volte, Lauro si è trovato a sentirsi “estraneo” nella sua famiglia. Le distanze sono cominciate a partire dalla volontà del cantante di non seguire le orme di famiglia: “Un giorno mi ha voltato le spalle dicendo, proprio come nella canzone, ‘me ne frego’” ha detto il padre di Lauro a DiPiù. Poi ancora: “Io mi sono allontanato dai ragazzi perché le incomprensioni erano tante, la madre non li ha mai abbandonati […] Oggi ci sentiamo, ci confrontiamo da uomini. Lo chiamo spesso. La mamma è amministratrice della sua casa discografica ed è quella che sicuramente lo sente di più”.

“È un eccentrico”

Nicola De Marinis ha poi voluto chiarire certe voci che vedono il figlio come uno spacciatore: “Non lo è, non ha avuto esperienze devastanti. È un eccentrico ed è ben diverso. Ne avrà fatto uso in passato, ma non come ha scritto, in modo così esagerato”. Un’adolescenza, quella di Lauro e del fratello, molto diversa da come il padre l’aveva immaginata: “Entrambi i miei figli a un certo punto della loro vita hanno frequentato persone molto lontane dal nostro mondo borghese nel quale io avevo cercato di crescerli. È stato il loro modo, a mio avviso, di scontrarsi con me. Mio figlio ha visto amici finire in carcere e morire di overdose, ha toccato con mano la disperazione. Ma che queste esperienze lo abbiano condizionato, esaurito, risucchiato verso il male, assolutamente no. Oggi sono fiero di lui”.