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Giulio Regeni, la Farnesina: “Mai smesso di cercare la verità”

Pubblicato: 18/02/2020 14:29

La Farnesina non ha mai smesso di cercare la verità sul caso di Giulio Regeni: è quanto affermato dal segretario generale Elisabetta Belloni, in audizione al Senato. 4 anni fa la scomparsa del ricercatore italiano nel cuore del Cairo, rapito, torturato e ucciso nel 2016. Il governo ha assicurato alla famiglia il massimo impegno per appurare i fatti che hanno portato alla tragica fine del 28enne friulano.

L’impegno della Farnesina nel caso Regeni

Durante l’audizione davanti alla Commissione di inchiesta sulla morte di Giulio Regeni, il segretario generale della Farnesina, Elisabetta Belloni, ha sottolineato l’impegno suo e del Ministero degli Esteri nell’accertamento della verità sulla tragica fine del ricercatore italiano ucciso in Egitto.

Noi non desisteremo dal nostro lavoro che spesso si svolge dietro le quinte senza i riflettori della stampa. Ma posso assicurarvi che negli ultimi anni non abbiamo mai smesso di porre pressione“. Questo uno dei passaggi dell’intervento di Belloni al Senato, riportato dalle agenzie Adnkronos e Ansa.

La famiglia chiede giustizia

La famiglia di Giulio Regeni non ha mai smesso di lottare per avere giustizia, ma sono tante le difficoltà sul tavolo di un lavoro di indagine in cui non sono mancati depistaggi e silenzi da parte delle autorità egiziane.

Non demorderemo affinché da parte delle autorità del Cairo sia chiarito ogni aspetto di questo barbaro assassinio“, ha ribadito il segretario Belloni in audizione, ponendo l’accento su un nodo centrale del giallo che ha visto Italia ed Egitto coinvolti in un braccio di ferro dagli effetti collaterali importanti: perché Giulio Regeni è stato ucciso?

Proprio sul rapporto tra i due Paesi, ancora Belloni, secondo quanto riportato da Adnkronos, avrebbe ricalcato il profilo di una situazione profondamente mutata. C’è un ‘prima’ e un ‘dopo’ che emerge dalle cronache di questo terribile mistero, per cui “la qualità delle relazioni è profondamente cambiata dopo il caso Regeni“.

Occhi puntati anche sul caso Zaky

La morte di Giulio Regeni segna un punto di rottura negli equilibri internazionali: “È venuta meno la fiducia dell’Italia nei confronti di questo Paese – ha dichiarato il segretario generale della Farnesina –. Una fiducia che all’inizio ci induceva a ritenere che fosse possibile agire rapidamente, ci aspettavamo una collaborazione fattiva“.

Sono trascorsi ormai 4 anni dalla morte del 28enne, anni gravidi di interrogativi e vicoli ciechi nell’ambito di un’inchiesta che continua a muoversi in una selva fitta di criticità.

Ieri Giulio Regeni, oggi Patrick Zaky: la sorte dello studente universitario arrestato al Cairo pochi giorni fa “è un’altra fonte di enorme preoccupazione“, ha dichiarato Belloni. Un altro giallo ancora tutto da decifrare.