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Brexit, guerra di Johnson all’immigrazione: confini chiusi per i lavoratori poco qualificati

Pubblicato: 19/02/2020 21:28

Boris Johnson continua a premere l’acceleratore su uno dei temi principali della Brexit, l’immigrazione. La Gran Bretagna chiude le frontiere mettendo di fatto la parola fine alla libera circolazione dei cittadini Ue, che dal primo gennaio 2021 saranno trattati come i cittadini extra-europei. La stretta riguarderà tutti i lavoratori che vorranno trasferirsi nel Regno Unito: il permesso sarà accordato in base a regole specifiche.

Il governo di Boris Johnson chiude i confini

Uno degli slogan più famosi nel periodo delle elezioni della Brexit è stato “take back control of our borders” (“riprendiamo il controllo dei nostri confini“). E il governo di Boris Johnson sembra intenzionato a farlo alla lettera: le stesse parole compaiono nella dichiarazione d’intenti sulla riforma del sistema dell’immigrazione.

Questa dichiarazione politica espone come intendiamo soddisfare i nostri impegni verso il pubblico britannico e riprendere il controllo dei nostri confini“, si legge nel documento.

Cosa prevedono le nuove regole sull’immigrazione

Il governo britannico introdurrà un “Immigration Bill“, una legge sull’immigrazione, per “portare aziende e un giusto sistema a punti che attrarrà i lavoratori altamente qualificati di cui abbiamo bisogno per contribuire alla nostra economia, le nostre comunità e i nostri servizi pubblici“.

Porte chiuse per i lavoratori poco qualificati, compresi quelle migliaia di giovani che affluivano nelle grandi città inglesi per imparare la lingua, lavorando nel frattempo nella ristorazione.

Priorità ai lavoratori altamente qualificati

Nel documento si chiarisce che ci saranno delle quote e che avranno la priorità specialisti come ingegneri, scienziati e accademici, prevalentemente del campo delle tecnologie. Non verrà introdotto, invece, un percorso di ingresso per i lavoratori poco qualificati o temporanei. Gli altri requisiti necessari sono:

  • Un’offerta di lavoro con un salario minimo di 25,600 sterline, cifra abbassata a 20,480 sterline per i campi in cui c’è necessità, come per le infermiere
  • Non potranno entrare nel Regno Unito lavoratori autonomi con basse qualifiche, come muratori o idraulici
  • Nonostante si cerchi di limitare l’ingresso da migranti economici specialmente dell’Est Europa, non verranno accettate carte d’identità da parte di Francia e Italia, come riporta The Guardian
  • conoscenza obbligatoria della lingua inglese
il primo ministro Boris Johnson
Il primo ministro Boris Johnson

L’allarme delle industrie

Non tutti guardano con favore alle ultime proposte del governo. Diversi rappresentanti dei gruppi produttivi hanno lanciato l’allarme delle ricadute in alcuni settori cruciali con le nuove regole. Il direttore generale della Camera di Commercio Britannica, Adam Marshall, teme ulteriori complicazioni per le piccole e medie imprese.

Dai trasporti all’assistenza domestica, al cibo, sia la ristorazione che l’agricoltura, diversi comparti saranno drasticamente colpiti. La replica del governo è stata di puntare sull’automazione e soprattutto di reclutare direttamente cittadini britannici.

Priti Patel punta ai cittadini “economicamente inattivi”

La Segretaria dei Stato Priti Patel ha risposto alle preoccupazioni di produttori e industriali dichiarando che in Gran Bretagna ci sono 8 milioni di cittadini tra i 16 e i 64 anni che sono “economicamente inattivi“. Patel ha invitato le aziende a formare queste persone e a renderle più competitive sul mercato del lavoro. Particolarmente in quelle aere che hanno bisogno di lavoratori stranieri.

Una proposta che difficilmente soddisferà le necessità dell’industria, dato che la maggior parte di questi 8 milioni di cittadini sono studenti, pensionati o disoccupati di lungo periodo. La strada del governo Johnson è comunque ormai chiara, ma quali saranno le conseguenze nel lungo periodo è ancora impossibile prevederlo.