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Post-it omofobo al citofono di Luca Tommassini: “Fro… vattene”

Pubblicato: 22/02/2020 12:17

È lo stesso ballerino e coreografo a denunciare l’episodio: Luca Tommassini ha pubblicato su Instagram il post-it con il messaggio omofobo. Gli insulti sono stati lasciati accanto al citofono dove Tommassini risiede. Sul bigliettino l’intimidazione “Frocio vattene“.

Il noto direttore artistico ha allegato allo scatto-denuncia una lunga didascalia. Con il testo Luca ha riportato a galla tutti quegli episodi che hanno seminato dolore nella sua vita. Ricorda il bullismo a scuola e per strada. Ricorda del padre, che picchiava sua madre, accusandola di aver condizionato l’orientamento sessuale del figlio.

Il lungo post di Luca Tommassini

La foto pubblicata da Luca Tommassini mostra il post-it ancora attaccato al citofono. “Oggi è apparsa questa scritta sul citofono del mio palazzo, accanto ai miei due interni. Non sono sicuro al 100% sia per me ma un dubbio ce l’ho” comincia lo stimato coreografo.

Non è la prima volta che Luca si ritrova ad essere oggetto di intimidazioni e insulti omofobi. Tuttavia ora il ballerino è stanco e dice “basta”, perché non è più tempo di restare in silenzio. “In un attimo mi è risalita tutta la rabbia di quando ero bambino e mi urlavano dietro “frocio” a scuola e per strada”.

  Il rapporto con il padre

Purtroppo le prime battaglie Luca Tommassini le ha combattute tra le mura di casa.Mi è tornata la paura che avevo quando mia madre mi svegliava ogni mattina e pensavo che avrei dovuto affrontare da solo un’altra giornata passando per quella maledetta strada, davanti all’officina di mio padre che faceva finta di non vedermi” prosegue nella lunga confessione. “Si vergognava di me, non avevamo un rapporto “pubblico” e in privato lo avevamo solo quando mi faceva provare a pronunciare la “s” in modo corretto, offrendomi un premio in soldi, avevo la “s” moscia e lui la odiava. Non ho parlato per anni durante la mia infanzia per farlo stare sereno, per non farlo litigare con mia madre“.

Le violenze non erano solo psicologiche, come racconta lo stesso Tommassini. “L’ha picchiata spesso per “colpa” mia, le diceva che ero “frocio” e le dava la colpa e le botte. Quando io e mia madre decidemmo di iscrivermi alla scuola di ballo sotto casa, lo facemmo di nascosto. Quando papà lo scoprì, ci fu una rissa a casa, tra le più brutte, in cui papà urlava a mamma che non dovevo più andare a studiare danza perché diventavo “frocio” e che finì con lui che ruppe una bottiglia di vetro sulla parete della cucina tenendo in mano il becco rotto cercando di colpire mamma e io che saltai dalla mia sedia mettendomi tra loro due evitando la tragedia … urlandogli in faccia “vattene”“.

La battaglia di Luca Tommassini

Il coreografo quindi ha imparato a combattere intolleranza e discriminazione sin da giovanissimo. Per questo non ha intenzione di fermarsi nella sua battaglia. “Io non ho mai abbassato la testa e ho sempre continuato a ballare. Più avevo paura e più alzavo la musica. Ora denuncerò questo atto dell’era dei “citofoni” , ho 50 anni di esperienza con la paura e ho sempre vinto contro omofobi e razzisti che hanno cercato di far male a me e a chi mi amava. ORA BASTA , non possiamo più rimanere in silenzio , siamo tutti sotto attacco , non importa a chi lo dicono io zitto non ci resto più!“.

il repost
Il repost di Luca Tommassini

Intanto il web si mobilità e si schiera al fianco del coreografo, con post accompagnati dall’hashtag #iostoconluca.