Vai al contenuto

Caso Guerrina Piscaglia: dall’amor profano per padre Alabi alla scomparsa

Pubblicato: 25/02/2020 16:31

“Dio sa che sono innocente”. Sono queste le parole pronunciate da padre Gratien Alabi nel 2016 alla vigilia della sentenza del processo che lo vede come unico indagato per la scomparsa di Guerrina Piscaglia. Il tribunale è di un altro parere, e lo condanna a 27 anni di carcere  per l’omicidio e l’occultamento del cadavere della 50enne, il cui corpo non è mai stato ritrovato. La vicenda della sparizione di Guerrina Piscaglia si consuma nella primavera del 2014 a Ca’ Raffaello, sonnolenta frazione di Badia Tebalda, nell’abruzzese. Una comunità apparentemente serena viene all’improvviso scossa da una storia di voti ecclesiastici non mantenuti. Sulla parrocchia, sacro luogo di ritrovo dei paesani, incombe l’ombra dello scandalo sessuale e la macchia dell’omicidio.

L’arrivo di padre Gratien Alabi

Un salto all’indietro nel tempo ci permette di ricostruire gli eventi. È il 2013 quando a Ca’ Raffaello arriva Gratien Alabi, padre congolese all’epoca 45enne, come nuovo viceparroco. I suoi modi informali conquistano i parrocchiani, e in particolare Mirko Alessandrini e Guerrina Piscaglia. I due coniugi diventano intimi di padre Alabi, aiutandolo nelle faccende quotidiane. Eppure la devozione di Guerrina Piscaglia non è di natura religiosa, quanto piuttosto terrena, carnale, umana.

L’amore di Guerrina Piscaglia per il viceparroco

Guerrina Piscaglia si innamora di padre Gratien Alabi. Le indagini successive ricostruiscono la storia proibita dei due, le migliaia di contatti telefonici (4.027 in quattro mesi), la volontà della donna di mettersi a dieta e truccarsi per apparire più piacente agli occhi del viceparroco. Senza sapere, o forse fingendo di non sapere, di non essere l’unica donna nella vita di Gratien Alabi. Nella piccola frazione toscana le voci iniziano a circolare ben presto, maliziose: pare che padre Alabi frequenti parrocchiane, suore e prostitute.

La scomparsa

Guerrina Piscaglia vuole però vivere il suo sogno d’amore. È forse l’insistenza della donna o il timore di essere scoperto a far nascere nella mente di Alabi l’idea dell’omicidio. Il 1° maggio 2014, la donna come di consueto scrive a Gratien Alabi che si sta recando da lui: “Vengo da te, ti preparo il coniglio e poi facciamo l’amore”. Lui non vuole, prova a dissuaderla, ma lei non si lascia scoraggiare e dopo pranzo esce dalla casa dei suoceri per fare una passeggiata. È a questo punto che si perdono le tracce di Guerrina Piscaglia. La sera stessa, suo marito e suo figlio lanciano l’allarme.

Le indagini e l’arresto di Gratien Alabi

Gli inquirenti avviano le indagini per la scomparsa della donna, e il cerchio dei sospetti si stringe ben presto intorno a Gratien Alabi. Una volta sequestrato il pc del viceparroco, vi ritrovano foto hard di donne nude. Padre Alabi compie allora un passo falso, nel tentativo di depistare le indagini. Un’amica di Guerrina riceve un messaggio dal numero di cellulare della donna scomparsa: “Sono andata via per amore, non prendetevela con il prete”. Le indagini dimostrano però che, al momento dell’invio, il cellulare era agganciato alla stessa cella di quella di Gratien Alabi. Ora anche l’accusa di depistaggio pende sul capo dell’uomo, che viene arrestato nell’aprile del 2015.

Il processo e la condanna

Padre Gratien Alabi viene ritenuto colpevole in tutti i gradi di giudizio. L’uomo non confessa il delitto, il corpo di Guerrina non è mai ritrovato, eppure la minuziosa ricostruzione degli eventi fatta dagli inquirenti è ritenuta sufficiente a condannare Alabi a 27 anni di carcere. In appello, la condanna viene ridotta a 25 anni. L’avvocato difensore di Gratien Alabi intende fare ricorso alla Corte Europea, sostenendo che le indagini non abbiano mai seguito altre ipotesi, tra cui quella del suicidio. I familiari hanno fatto richiesta di risarcimento alla Curia di Arezzo, che però ha respinto l’ipotesi di responsabilità.