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Ivana Fava, il marito forse legato alla malavita: il padre morì per mano della mafia

Pubblicato: 28/02/2020 14:56

25 anni fa, il 18 gennaio 1994, il carabiniere Antonino Fava veniva ucciso da uomini della mafia mentre era in turno di pattugliamento.

Oggi sua figlia Ivana, anch’essa carabiniere, si ritrova in una situazione molto complessa per via dell’arresto di suo marito, Nino Creazzo: l’uomo sarebbe accusato di scambio elettorale politico-mafioso, mentre la donna prende le distanze dalla possibilità di essere dalla parte del marito, nel caso le accuse si rivelassero fondate.

Si definisce “allibita e spiazzata” Ivana Fava, che pare non si aspettasse che il marito venisse arrestato con accuse di stampo mafioso. A Il Corriere della Sera ha spiegato di voler mantenere il controllo, in quanto persona che si è sempre schierata dalla parte delle istituzioni: Devo rimanere lucida per capire se mio marito è innocente, e quindi va tirato fuori dal carcere, o se ha delle responsabilità. Perché se risulterà colpevole io, figlia di un servitore dello Stato ucciso dalla ‘ndrangheta, resterò dalla parte dello Stato”.

Cresciuti insieme al boss Domenico Alvaro

Sono cresciuti insieme, Ivana Fava e Nino Creazzo e, tra i loro amici d’infanzia, c’erano pure il boss Domenico Alvaro e la moglie di lui, Grazia. I quattro sono stati fotografati insieme ad una cena in un locale ed ora tocca a Ivana spiegare perché: Nino e Domenico Alvaro sono cresciuti insieme da ragazzini, e io e Graziella pure. È stata la mia migliore amica da quando eravamo bambine, ed è nipote di un mio zio acquisito. Poi ha fatto quel matrimonio, e da allora ci siamo sentite raramente. Io sapevo chi era Domenico Alvaro, ma ognuno fa le sue scelte. Quella cena me la sono trovata organizzata, ed è stata motivo di discussione con mio marito. Tante volte mi sono arrabbiata con lui per certe sue frequentazioni, se ci sono le intercettazioni in casa sentiranno anche le mie urla”.

Litigi per via delle frequentazioni

All’interno della coppia, a quanto pare, c’erano acredini per i rapporti con gli amici di vecchia data, allineati al mondo malavitoso: “Proprio in quella vicenda io avevo consigliato di seguire altre strade, non credo che si possa dedurre che ero d’accordo con mio marito. Io lo contestavo…”. Al centro del caso c’è la candidatura del fratello di Creazzo, Domenico, a consigliere regionale. Per quella candidatura i Creazzo avrebbero chiesto aiuto alla ‘Ndrangheta: “Capite in che situazione mi trovo? Non so che pensare. Ora sono venuta da mia madre, ne avevo bisogno. Anche lei è senza parole, ma come sempre è lei che conforta me”.