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L’Europa rischia di essere la prossima vittima del coronavirus

Pubblicato: 27/03/2020 22:53

Solidarietà: alla prova più difficile, quella dell’emergenza coronavirus, l’Europa stenta a mettere in pratica il principio su cui è stata fondata. E l’Unione trema di fronte al dilagare di un’epidemia che mette a rischio in primis vite umane e poi la tenuta economica dei Paesi colpiti.

Un pericolo evidenziato anche dal Presidente della Repubblica Sergio Mattarella nel suo discorso alla nazione, auspicando che tutti comprendano “la gravità della minaccia per l’Europa. La solidarietà non è soltanto richiesta dai valori dell’Unione ma è anche nel comune interesse“.

La partita di Giuseppe Conte a Bruxelles

Il premier Giuseppe Conte è partito pochi giorni fa al contrattacco, chiedendo all’Unione Europea di mettere in campo strumenti eccezionali per contrastare la recessione economica all’orizzonte. Uno shock che rischia di essere ben peggiore della crisi finanziaria del 2008, perché riguarda il sistema produttivo.

Il presidente del Consiglio, due giorni fa, ha inviato una lettera insieme a Francia, Spagna, Portogallo, Irlanda, Lussemburgo, Belgio, Slovenia e Grecia al presidente del Consiglio europeo Charles Michel. Nella missiva si chiede a gran voce l’emissione di obbligazioni (i cosiddetti eurobond) per ripartire il debito dovuto alla pandemia tra tutti gli Stati europei.

Tracciata la linea rossa in Europa

Il Consiglio europeo di ieri ha visto un durissimo scontro in seno all’Unione Europea. In prima linea nel difendere l’idea dei “coronabond” ci sono stati Conte e il premier spagnolo Pedro Sánchez, che in un’accesa videoconferenza di 6 ore con gli altri capi di governo europei hanno incontrato la resistenza di Germania e Olanda, restie all’idea di prendere in carico il debito dei Paesi più fragili.

Italia e Spagna hanno bocciato la prima bozza e il Consiglio si è concluso con il mandato a Ursula von der Leyen, presidente della Commissione, e a Charles Michel di trovare una soluzione di lungo respiro entro 2 settimane.

post Gianfranco Viesti

Le posizioni di Germania e Olanda rischiano di disintegrare l’Unione

Il momento delicatissimo vede la Germania di Angela Merkel premere per usare il Fondo Salva Stati, una soluzione vincolata alla firma di un memorandum in cui lo Stato che chiede il prestito si impegna a rispettare alcune condizioni per la restituzione del debito. Quello che è successo alla Grecia dopo la crisi del 2008, per capirci, che ha visto l’austerity affossare l’economia nazionale per anni.

Condizioni che gli Stati del Centro-Sud Europa ritengono irricevibili. E la manifesta mancanza di solidarietà da parte di Austria, Germania, Olanda e Finlandia sta gravemente mettendo in discussione i motivi dell’esistenza stessa dell’Unione Europea.

La strada indicata da Mario Draghi

Il dibattito sugli strumenti economici per contrastare la recessione si è acceso dopo un’intervista dell’ex presidente della BCE Mario Draghi al Financial Times. Draghi ha messo in luce i rischi che ci aspettano se non si prospetta un “cambio di mentalità” e ha invitato i Paesi a prendere la via del debito pubblico per sostenere l’economia in questo momento decisivo.

Una strada che la Banca Centrale Europea, ora guidata da Christine Lagarde, sembra decisa a seguire. Dopo le prime incertezze, la BCE ha messo in campo 750 miliardi per l’acquisto di titoli di Stato e ha chiesto alle banche di non pagare dividenti e astenersi al riacquisto di azioni, auspicando che “continuino a finanziare le famiglie, le piccole imprese e le grandi aziende“, come recita la nota del Supervisory Board.

L’Italia prepara il decreto in deficit

Il governo Conte sembra deciso ad implementare misure in debito nonostante lo stallo europeo che andrà avanti almeno fino all’Eurogruppo previsto a fine marzo. Il ministro dell’Economia Roberto Gualtieri ha assicurato che nel decreto di aprile saranno messi in campo 25 miliardi finanziati in deficit, per sostenere gli aiuti previsti dal Cura Italia.

Gli appelli per salvare l’Europa

Molti eminenti figure che hanno certo esperienza in campo europeo si sono schierati in questa battaglia. David Sassoli, presidente del Parlamento europeo, ha dichiarato in un’intervista a Rtve a margine del Consiglio europeo: “Ci sono le istituzioni europee che stanno combattendo per difendere i nostri cittadini, le nostre vite e la nostra democrazia. Per questo la miopia e l’egoismo di alcuni governi va contrastata. Voglio essere molto chiaro: I governi nazionali non sono l’Europa“.

Anche Romano Prodi, ex presidente della Commissione europea, ha espresso la sua preoccupazione per come si stanno muovendo i governi nazionali. “O ci mettiamo insieme quando arriva una infezione, un morbo. Ma se non c’è solidarietà adesso che Europa è?“, si è chiesto Prodi su Radio1.

Il fronte interno in Germania e Olanda si incrina

Anche in Germania si alzano voci contro le posizioni dei rigoristi. Il partito ecologista Alleanza 90/I Verdi, molto forte nel Paese tanto da conquistare più del 20% alle elezioni europee, ha criticato duramente la Merkel: “Nel bel mezzo di un’emergenza sanitaria senza precedenti, è vergognoso che i Governi europei non siano stati in grado di convergere neppure su misure basilari di politica economica“, ha dichiarato la leader Ska Keller, “Con il suo grossolano NO agli Eurobond, il governo tedesco calpesta l’idea europea quando proprio nei Paesi più colpiti dal virus la gente ha bisogno di percepire l’Europa“.

Dall’Olanda, Lodewijk Asscher, ex sindaco di Amsterdam ed ex vice-primo ministro del secondo governo Rutte, ha duramente criticato la posizione del suo Paese. “I Paesi Bassi non dovrebbero bloccare le soluzioni, ma cooperare con i nostri alleati in Europa. Mark Rutte questo è il momento della solidarietà!“, ha twittato. A prendere le distanze dal muro del primo ministro Rutte anche Klaas Knot, governatore della Banca centrale dei Paesi Bassi: “Penso che la richiesta di solidarietà sia estremamente logica“, ha dichiarato a nrc.nl.

Ultimo Aggiornamento: 27/03/2020 23:01