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Coronavirus, Alzano Lombardo: carabinieri risolvono la crisi dell’ ossigeno

Pubblicato: 02/04/2020 17:01

Alzano Lombardo è uno dei comuni più colpiti dal Coronavirus, con un incidenza di contagi sette volte maggiore della media europea e 50 vittime nei primi 20 giorni. Mentre il governo prolunga la quarantena, I carabinieri si stanno dando da fare per aiutare gli anziani e le persone in difficoltà. Ritirano personalmente le bombole nelle case dei deceduti e dei ricoverati per portarle in farmacia e rifornirle. 

L’aiuto per fronteggiare la mancanza di ossigeno

I carabinieri di Alzano Lombardo, insieme a Nembro luoghi da cui è partito il focolaio che poi si è diffuso nella bergamasca, stanno aiutando in ogni modo i più sfortunati. Il luogotenente Fabrizio Dadone spiega al Corriere della Sera: “Stiamo facendo di tutto per aiutare i cittadini”. Da due settimane, 15 militari sono impegnati a far fronte all’emergenza che ha colpito quei territori in modo più grave rispetto al resto d’Italia. Nello specifico, nel paese c’è carenza d’ossigeno, di fondamentale importanza per curare i sintomi del Coronavirus. Il comando delle forze dell’ordine è occupato nel recupero di bombole che vengono disinfettate e riportate o nelle farmacie o nelle altre strutture sanitarie per poter essere ricaricare dell’ossigeno.

Come rivela ancora Dadone, sono tanti i gesti per la collettività, anche accompagnare un anziano positivo a fare la dialisi in ospedale diventa un compito per loro. E, ancora, rifornimento di medicinali, avvertire i parenti delle vittime e scortare le bare da accompagnare alla cremazione.

L’inchiesta di Chi l’ha visto?

Alzano Lombardo e Nembro sono stati al centro anche delle ultime puntate di Chi l’ha visto?. Secondo le inchieste portate avanti dalla trasmissione di Federica Sciarelli, l’ospedale della cittadina avrebbe taciuto, quantomeno all’inizio, sui contagi dei pazienti e dei sanitari, sottovalutando l’emergenza. I due paesi non sono rientrati, così, nella zona rossa come accaduto con il lodigiano. Secondo le pesanti accuse del programma di Rai3, il 15 febbraio ci sarebbe stato il primo paziente positivo al virus. I risultati del tampone su di lui sarebbero arrivati prima che si scoprisse il contagio 1 di Codogno. A far scoppiare il caso sarebbe stata la segnalazione di due operatori sanitari dell’ospedale Pesenti Fenaroli. Questi hanno parlato con alcuni quotidiani locali, rimproverando di non aver chiuso la struttura, contribuendo in modo significativo all’espandersi dell’epidemia sul territorio.