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Coronavirus, a rischio anche la raccolta differenziata: “Depositi stracolmi”

Pubblicato: 02/04/2020 17:05

Tutta Italia è colpita dall’emergenza Coronavirus, nessuno escluso. Le misure intraprese per cercare di arginare i contagi, specialmente la chiusura delle attività non essenziali, sta causando numerosi disagi. Alcuni colpiscono direttamente i cittadini, altri sono lontani dagli occhi ma potenziali situazioni critiche pronte ad esplodere. Tra queste c’è anche il sistema della raccolta differenziata, vicina al collasso.

La denuncia del Consorzio Nazionale Imballaggi

Nei giorni scorsi il Conai, che si occupa appunto della gestione dei materiali derivati dalla raccolta differenziata, ha lanciato l’allarme: sul sito è apparso il testo di una lettera inviata al premier Conte, al Capo della Protezione Civile, e ai Ministeri competenti. Nella stessa, si sottolinea come il sistema del riciclaggio sia arrivato ad un punto critico; c’è il bisogno urgente di “scongiurare il pericolo di una imminente saturazione delle Filiere e conseguente interruzione delle operazioni di ritiro dei rifiuti urbani“.

Il presidente del Consorzio, Giorgio Quagliolo, ha spiegato nel dettaglio a La Stampa i motivi della crisi e cosa stia comportando. “Siamo sommersi dal materiale recuperato, i depositi sono stracolmi” è la frase riportata che deve mettere tutti in allarme.

tweet di Conai

Le aziende che riciclano sono quasi tutte ferme

Benché l’Italia sia un Paese generalmente molto attento al riciclo (per La Stampa gli imballaggi riciclati sarebbero il 71.2%), la situazione Covid-19 sta mettendo a dura prova anche questo sistema. L’età contemporanea e il sistema consumista ha infatti collegato tra loro filiere di vario tipo; lo stop di un settore, quindi, può provocare enormi danni anche a tutti gli altri.

Nello specifico, racconta Quagliolo a La Stampa, il problema riguarda dove può andare a finire tutto il materiale riciclato. “Visto il blocco di tutte le attività produttive non essenziali – si legge nell’intervista – le aziende naturalmente non hanno per ora bisogno di ‘materia prima seconda’, quella che nasce dal riciclo dei rifiuti“. Sarebbero 4/5 le acciaierie chiuse, per esempio, e solo una la fonderia a pieno regime. I cittadini, però, continuano a produrre rifiuti: fino al 30% in più stando in casa, secondo il dato riportato da La Stampa.

Le proposte a Governo e Regioni

Nella lettera inviata al premier e ai Ministeri, il Conai avanza precise richieste, decreti urgenti che possano mettere in condizione il settore di lavorare. Viene richiesto l’incremento della capacità di stoccaggio degli impianti (già al limite); il pieno regime dei termovalorizzatori; lo snellimento delle procedure per l’ingresso in discarica. Alcune Regioni si sarebbero già attrezzate, ma viene richiesta un’azione più decisa.

Il rischio, altrimenti, è che si possa fermare tutto: “C’è poco tempo a disposizione – riferisce Quagliolo al quotidiano – a seconda delle filiere del riciclo, possiamo tenere ancora dai dieci ai venti giorni.